un rapido sguardo al TOHff 2021
Teddy - Ludovic Boukherma & Zoran Boukherma, 2020
La vena comica, a tratti grottesca, si apre sulle note e i versi della Marsigliese, cui viene meno la solennità rituale. Teddy, diverso a partire dalle sopracciglia bicolori, è un dropout, tenero e un po’ zotico che vede crollare rovinosamente il suo sogno da principe azzurro di provincia. La trasformazione in lupo mannaro, per un morso come da tradizione, vira la sua modalità di risposta e riscatto in un dramma tristemente prevedibile cui solo la morte per mano di pietoso sentire, pone fine alla mattanza vendicatoria. Laddove lo scherno è feroce, il tradimento è una ferita insopportabile, che non fa sconti a nessuno.
Elena Pacca
We're All Going to the World's Fair - Jane Schoenbrun, 2021
Insieme alla protagonista, una convincente e credibile Anna Cobb, entriamo da subito anche noi a fare parte del gioco in rete. Senza alcun rito iniziatico, a differenza della protagonista, ci troviamo coinvolti in questa misteriosa challenge, in questa spirale verso l’ignoto seguendo passo passo l’upgrade di Casey. Ipnotico, immersivo, conturbante, anche nei momenti in cui aspettiamo di connetterci con altre finestre impegnate nel proprio solipsismo alla ricerca di un riflettore che, per un attimo almeno, metta in luce la loro storia o la rappresentazione di essa, individui solitari, come monadi in un universo scollegato dalla realtà e parimenti alla disperata ricerca di un contatto con essa.
Elena Pacca
Teddy - Ludovic Boukherma & Zoran Boukherma, 2020
Dramma orrorifico licantropico con spruzzate di commedia che rimanda al titolo maestro di Joe Dante, rispetto a questo meno brillante e con tinte più drammatiche. Serviva puntare più sull’interiorità sulla linea dello svedese Lasciami entrare. Godibile.
The Yellow Wallpaper - Kevin Pontuti, 2021
The Yellow Wallpaper ha dalla sua testi, interpretazioni e atmosfere, ma non conosce le tecniche di tensione. Quel che nel racconto è lasciato all’immaginazione, al cinema deve spalleggiare o corroborare il testo. Ha da imparare da Picnic ad Hanging Rock, da cui eredita i colori.
We Need to Do Something - Sean King O'Grady, 2021
Il confronto tra padre, madre, figlia adolescente e bambino, in virtù della forzata convivenza in un perimetro circoscritto dall’ignoto, a causa di un imminente tornado annunciato, prelude a un dramma che, con un crescendo conflittuale teso e brutale, si innesca esponenzialmente con il passare delle ore.
Dopo i violenti scrosci di pioggia, nell’apparente quiete dopo la tempesta emerge altrettanto violentemente la resa dei conti. I mostri temuti sono dentro di noi, accanto a noi. Quello che c’è fuori potrebbe essere solo il riflesso amplificato delle nostre paure inespresse e inascoltate. Asciutto e feroce nel suo mettere in campo tematiche scomode e destabilizzanti, caratterizzato da un simbolismo esplicito ma non banale, il serpente/peccato, la lingua mozza/il non detto, We Need to Do Something si avvale del cameo vocale di Ozzy Osbourne e questa è la ciliegina sulla riuscita ciambella con l’horrorifico, disturbante buco in cui si è risucchiati.
Elena Pacca
We're All Going to the World's Fair - Jane Schoenbrun, 2021
Debitore per alcune dinamiche a Paranormal Activity, We’re All Going to the World’s Fair riesce nella prima parte a creare un sottile stato di angoscia per l’inatteso precipizio mentale e/o fisico, ma nella seconda perde la bussola non concretizzando su alcun fronte. Peccato.
Concorso Animazioni - Blocco #1
L’animazione regala un excursus di intromissioni nel fantastico, nell’onirico e nell’universo dei mondi possibili. Struggente e malinconico come Heart of Gold di Simon Filliot, Francia, civile e poetico come Tio di Juan Medina, Messico, weird e folgorante come Alice di Aleksey Sukhov, Russia, frattale e alternativo come The Edge di Zaide Kutay e Géraldine Cammisar, Svizzera, emozionante e pieno di speranza come This is only getting worse di Michael Negari e Eran Luzon, Israele. La dimensione del cortometraggio nulla toglie anzi aggiunge potenza e urgenza narrativa pur nella variabile costante data dalla soluzione grafica prescelta più o meno suscettibile del gusto personale di ciascuno.
Elena Pacca
Concorso Animazioni - Blocco #1
Sorprendente per qualità, temi e audacia il primo blocco di animazioni al TOHORROR Film Fest. Spiccano per taglio grafico Fall of the Ibis King di Mikai Geronimo e Josh O’Caoimh sul tormento interiore e la necessità di vendetta, Wayback di impronta sci-fi col suo taglio minimalista giocato su linee rette e colorazioni di grande atmosfera, e il delirante, orrorifico e malsano Alice, il più in tema con la manifestazione. Menzione anche per il poetico e surreale The Edge, forse il più autorevole e fantasioso del blocco, senza dimenticare lo pischedelico e temerario Spell, futuristico nel contenuto e nella forma, di una profondità che richiede ben più di una visione.
The Sadness - Rob Jabbaz, 2021
The Sadness è quella che viene di fronte all’ennesimo film orientale con la stessa struttura (e gli stessi difetti) di mille altri film del genere. La pandemia, la morale, rabbiosi al posto di zombie, un minimo di cura, sangue a fiotti, provocazioni e tanta inutilità.
Lux Aeterna - Gaspar Noé, 2019
Enigmatico, sottilmente orrorifico – già solo per l’agghiacciante volto di Béatrice Dalle – Lux Aeterna è finalmente un film di Noé fuori dai binari ma che binari nuovi ne costruisce, riempiendoli di dialoghi e atmosfere, e non solo di insistite immagini shock.
Hotel Poseidon - Stefan Lernous, 2021
Scenografie malsane e sudicie televisivamente accattivanti, attori di impronta teatrale, ma Hotel Poseidon manca di idee, di soluzioni e di una valida scrittura, sortendo buchi nell’acqua a ripetizione su ogni tipo di emozione, genere e progetto. Che noia.