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I grandi fotografi del ‘900

I grandi fotografi del ‘900

Cinque incontri dedicati ad alcuni dei grandi maestri della fotografia del Novecento.

Inizieremo con Margaret Bourke-White, una delle prime donne fotoreporter che diventerà testimone di eventi chiave della storia del secolo scorso. Dalle primissime fotografie industriali alla Grande depressione americana, per arrivare al secondo conflitto mondiale e all’India negli ultimi giorni di Gandhi, gli scatti e la vita sempre al limite di “Maggie l’indistruttibile” ci accompagneranno in questo primo viaggio fotografico.
Il secondo incontro ruoterà intorno a Henri Cartier-Bresson, una personalità e una fotografia forse irriducibile a una definizione unica. Dietro a quell’istante decisivo da lui teorizzato c’è un francese schivo, un “buddista agitato” che vive tutto il Novecento in una continua evasione: dalle sue origini, dal suo nome, dalla prigionia nazista e infine dalla fotografia stessa. Solo un amore resisterà fino all’ultimo: quello per la sua inseparabile Leica, con cui “camminava per l’intera giornata cercando di catturare foto dal vivo come flagranti delitti”.
Arriveremo poi a Robert Capa: al suo nome si lega il mito del fotoreporter di guerra, sempre vicino all’azione ai limiti dell’azzardo. Al suo fianco troverà presto Gerda Taro e attraverso i loro scatti esploreremo le vicende della guerra civile spagnola, che separerà tragicamente i loro destini, ma che vestirà Capa di un’aurea leggendaria, alimentata dalle sue fotografie uniche ma anche da alcuni dubbi di autenticità del suo lavoro, tuttora mai veramente fugati.
Ma Capa consegna il suo nome al mito con la seconda guerra mondiale: dall’avanzata alleata in Sicilia, passando per lo sbarco in Normandia fino alla liberazione dell’Europa, i suoi scatti gli faranno guadagnare gli allori del “più grande fotografo di guerra del mondo”. Un giocatore d’azzardo che finirà per scommettere sulla sua stessa vita, troppo fedele al suo credo fotografico per cui “se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”.
Il nostro quinto ed ultimo incontro sarà molto particolare. Partendo dal fotografo svedese Anders Petersen, ripercorreremo le vicende di alcuni autori che, nel secondo dopoguerra, hanno dato voce a una nuova vocazione fotografica: diventare complici dei soggetti fotografati, partecipare e vivere il proprio scatto dall’interno, in intimità con quegli stessi personaggi che hanno scelto di raccontarci. Fotografi capaci di illuminare quelle persone che Tom Waits, nel suo celebre album del 1985, avrebbe chiamato Rain Dogs: cittadini all’ombra di metropoli tanto grandi da ospitare ogni genere di umanità, ma anche tanto strette e affilate dal non permettere a tutti di risplendere. Un viaggio immaginario tra i vicoli di Amburgo, Genova e Barcellona, sulla Rive Gauche di Parigi e tra i canali di Amsterdam, seguendo il fil rouge della fotografia di Anders Petersen, Christer Strömholm, Ed Van der Elsken e di altri fotografi loro contemporanei come la genovese Lisetta Carmi. Attraverso i loro scatti avremo l’opportunità di parlare anche di Beatles e Astrid Kirchherr, la prima fotografa a ritrarre i Fab-Four; di movimenti rivoluzionari olandesi, del calcio totale di Johann Cruijff, di Fabrizio de André.

Marco Ferraro

Genovese classe 1988, ma ormai torinese di adozione da diversi anni. Ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia grazie ai vicoli e alle luci di Genova. Qui ha esposto alcune fotografie al Palazzo Ducale e all’Accademia di Belle Arti in una mostra dedicata alla memoria dell’Olocausto. Ha collaborato con l’agenzia fotografica GS Media occupandosi di sport ed eventi. A Torino, lavora in azienda in ambito formazione e sviluppo. Negli ultimi anni ha iniziato a coltivare la curiosità e lo studio personale dei maestri della fotografia del secolo scorso. Con Babelica ha tenuto la prima serie di incontri dedicati ai Grandi Fotografi del Novecento e organizzato una visita guidata alla mostra di Robert Frank a Milano.

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