AMARCORD

Amarcord / Italia, Francia, 1973 / Durata [min] 127

Genere: Drammatico

Regia: Federico Fellini

Cast: Bruno Zanin – Titta Biondi / Pupella Maggio – Miranda / Armando Brancia – Aurelio / Stefano Proietti – Oliva / Giuseppe Ianigro – il nonno / Nandino Orfei – il “Pataca” / Ciccio Ingrassia – Teo / Magali Noël – Gradisca / Gianfilippo Carcano – don Balosa / Maria Antonella Beluzzi – la tabaccaia / Josiane Tanzilli – la Volpina / Francesco Magno – il preside Zeus

Fascia età personaggiadolescenza


Sinossi

Borgo, cittadina della costa romagnola, anni ‘30. L’adolescente Titta vive con la sua eccentrica famiglia: il padre Aurelio, operaio anarchico, la madre Miranda, apprensiva e molto religiosa, il nonno dalle voglie mai sopite, il fratellino Oliva e lo zio “Pataca”, perdigiorno fascista. Titta vive una realtà segnata dalle contraddizioni del ventennio fascista, tra pompose e inutili feste littorie, professori incapaci e sbeffeggiati dagli alunni, e momenti meravigliosi come il passaggio della Mille Miglia per le strade o l’apparizione quasi divina del transatlantico Rex. Il mondo di Titta è segnato da un cattolicesimo bigotto, che nasconde poco i desideri e le avventure sessuali degli abitanti. La quotidianità del ragazzo, fatta di episodi tra il reale e il grottesco, diventa un inno alla serenità e ai sogni dell’adolescenza. Fino alla morte improvvisa della madre, che mette fine a questo periodo della vita destinato a non tornare più.


Critica

Amarcord è ambientato a Borgo, una cittadina che è la proiezione della Rimini di Fellini, la cui vicenda autobiografica diventa soggetto e ispirazione per le avventure di Titta, a partire dal titolo, “Io mi ricordo” in romagnolo. Allo stesso tempo il film è un affresco ironico e grottesco della società di provincia durante il ventennio fascista.

La comunità in cui Titta è immerso si fonda su istituzioni ottuse, inadeguate, che seguono ideali vuoti. Il regime fascista con le sue parate e le caricature dei gerarchi, dimostra di essere una dittatura vuota che si crogiola nell’autocompiacimento; la scuola con i suoi insegnanti, mostra una cultura rigida e limitata; il cattolicesimo ipocrita dei preti sembra ignorare le esigenze dei fedeli e lo spirito della religione; la famiglia di Titta è composta da figure stravaganti ma incapaci di guidare la crescita dell’adolescente.

La maturazione del protagonista avviene quindi in modo autonomo, attraverso l’esperienza; ogni evento non ha valore in sè, ma come mezzo per raggiungere una dimensione di pura immaginazione: la Mille Miglia, il falò all’inizio della primavera, il passaggio del Rex sono momenti che restano impressi nella mente di Titta, e del regista, perchè permettono di elevare la quotidianità a una dimensione senza tempo, rendono il periodo dell’adolescenza un momento separato dal resto dell’esistenza.

Anche l’educazione sentimentale del giovane è lasciata alla sua fantasia, in un percorso che lo porta verso una sessualità lontana dagli schemi imposti dall’esterno. Titta ha un ideale di donna in cui la figura femminile è la sintesi di ogni desiderio umano. Il ragazzo è attratto dalla ninfomane Volpina, dai grossi seni di una tabaccaia, subisce il fascino quasi edipico della madre e tenta invano di sedurre la provocante parrucchiera Gradisca, che invece di sposare il suo uomo ideale, Gary Cooper, si accontenta di un carabiniere.

L’adolescenza è così rappresentata in tutti i suoi tratti più straordinari e irripetibili, senza le disillusioni e il realismo del quotidiano, aspetti che si vivranno poi da adulti. Il passaggio avviene per Titta e altri suoi coetanei in circostanze drammatiche, punti di non ritorno, come la morte della madre e con lei di tutti i sogni di leggerezza e felicità.