ASSASSINI NATI

Natural Born Killers / USA, 1994 / Durata [min] 120

Genere: Road movie, grottesco

Regia: Oliver Stone

Cast: Woody Harrelson – Mickey Knox / Juliette Lewis – Mallory Knox / Robert Downey jr. – Wayne Gale / Tommy Lee Jones – Dwight McClusky / Tom Sizemore – Jack Scagnetti / Russell Means – il vecchio indiano / O-Lan Jones – Mabel / Richard Lineback – Sonny / Lanny Flaherty – Earl

Fascia età personaggigiovani adulti


Sinossi

La storia d’amore tra Mickey, un garzone di macellaio, e Mallory, figlia di una surreale famiglia imbottita di televisione. I due scappano insieme, dopo aver ucciso di genitori di lei. La loro fuga diventa un folle viaggio in luoghi a metà tra realtà allucinata e mitologia. Compiono cinquantadue omicidi e rapine senza ragione, fino ad essere arrestati da un violento poliziotto. In carcere Mickey accetta di partecipare al programma televisivo “American Maniacs”, condotto da un cinico giornalista. La coppia riesce a fuggire dal carcere durante una rivolta, prendendo in ostaggio l’uomo.


Critica

Il film colpisce immediatamente per la sua violenza, è una di quelle opere prese in considerazione quando si affronta il problema del rapporto tra finzione e realtà, della responsabilità del cinema nei confronti di atti criminali, fatti autentici di cronaca che portano a processo specifiche pellicole.

Il tratto più conturbante per lo spettatore è l’uso disinvolto di un’eccessiva violenza da parte dei protagonisti, che quasi ne provano piacere. Nasce quindi il problema di cercare le ragioni di questa aggressività inquietante. Dalle prime sequenze, la violenza dei due giovani è accompagnata da compiacimento e da una ritualità quasi sensuale, come se la morte portasse alla dilatazione dell’esperienza percettiva. L’aggressione diventa quindi un atto naturale, quasi di routine, che prescinde dai sentimenti verso il prossimo, come emerge dall’episodio in cui la coppia uccide il vecchio indiano che aveva dato loro ospitalità.

Un altro elemento inquietante è l’assoluta assenza di rimorsi e sensi di colpa nei due giovani. La vita dei due ragazzi segue quasi una traccia prestabilita, un destino ineluttabile. Dall’inizio il loro viaggio è una fuga dal reale, da regole e responsabilità. La corsa in un West allucinato è una sorta di deriva che ha come sfondo scenari dell’universo mediatico (film, videoclip, spot). Mickey e Mallory vivono la loro vita come un film, e si sentono sollevati dall’obbligo di rispondere delle loro azioni.

Nonostante le loro azioni siano gratuite, Stone cerca ragioni per spiegare il comportamento dei due giovani. Individua un disagio psichico dovuto alle loro storie personali, di abusi e maltrattamenti, sommato al ruolo intimidatorio delle istituzioni di polizia. In opposizione a ciò, Mickey e Mallory seguono la forza poetica del loro amore, forse infantile, ma anche esclusivo e assoluto.

I mass media assumono un ruolo centrale, in quanto per Stone stimolano la dedizione dei due giovani alla ricerca di protagonismo ad ogni costo. Da un lato, i media trasformano Mickey e Mallory in celebrità, ma dall’altro il vuoto culturale della tv è visto come il principale responsabile delle azioni dei due giovani.