BENVENUTI A SARAJEVO

Welcome to Sarajevo / USA, Inghilterra, 1997 / Durata [min] 96

Genere: Drammatico

Regia: Michael Winterbottom

Cast: Stephen Dillane – Michael Henderson / Woody Harrelson – Flynn / Marisa Tomei – Nina / Emira Nusevic – Emira / Kerry Fox – Jane Carson / Goran Visnjic – Risto / James Nesbitt – Gregg / Emily Lloyd – Annie McGee / Igor Dzambazov – Jacket / Gordana Gadzic – la signora Savic / Juliet Aubrey – Helen Henderson

Fascia età personaggiinfanzia


Sinossi

Sarajevo, 1992. Tra i giornalisti che documentano l’assedio, c’è il corrispondente inglese Michael Henderson, frustrato dall’impossibilità di aiutare concretamente la gente di Sarajevo. Realizza un servizio su un orfanotrofio, conosce la piccola Emira: auspica l’evacuazione dell’istituto, e riesce a procurarsi un bus per portare via i ragazzi. Dopo essere stato intercettato dalle milizie cetniche, che rapiscono alcuni piccoli musulman, il pullman riesce a passare. Emira resta con Henderson, che torna a Londra dalla moglie. Alcuni mesi dopo, però, arriva una telefonata, la piccola ha una madre, che la rivuole. Emira è felice con la famiglia nuova, Henderson si reca a Sarajevo per incontrare la madre che, consapevole della situazione, accetta di lasciare la figlia a Londra.


Critica

Il film è ispirato alla storia del reporter inglese Michael Nicholson, raccontata nel libro La storia di Natasha, la storia della bambina bosniaca che il giornalista è riuscito a portare via da Sarajevo e adottare. Come sottolinea la didascalia finale, le condizioni dei bambini sono una delle conseguenze più gravi della guerra in Bosnia. Una tragedia corale vista attraverso una storia privata: il film inizia con le immagini della caduta di Vukovar, il 12 novembre 1991, e si conclude alla fine del 1993, quando il giornalista ottiene dalla madre il permesso per l’adozione.

Aprendo il film con le riprese autentiche di quei giorni, il regista spera di dare loro un nuovo significato, dopo che sono state neutralizzate dai mass media. Centrale nel film è infatti il discorso sulle immagini: la storia si avvia con la decisione del reporter di trasformare un servizio in una vera e propria campagna stampa, per attirare l’attenzione del mondo occidentale. Henderson pensa che la strategia di insistere su un fatto in particolare sia più incisiva. Nei servizi, il giornalista cede la parola agli ospiti dell’orfanotrofio, tentando di creare un rapporto diretto tra le vittime della guerra e gli spettatori.

Henderson è presentato sin dall’inizio come una persona legata ai bambini, egli è infatti un padre di famiglia, che resta particolarmente colpito dalla condizione degli orfani. Durante la prima telefonata a casa, si sente la voce della figlia, che chiama la mamma, in contrasto con l’esplosione dei bombardamenti della scena seguente.

Il percorso del personaggio è segnato dalla costante presenza di giovanissimi. Oltre ad Emira, c’è la bambina nella scena del massacro, che cerca i genitori morti. Le inquadrature in ralenti sui bambini sono tutte girate in soggettiva, per enfatizzare l’impatto sul protagonista. Ne sono esempi il bambino che Emira è costretta a consegnare ai cetnici. il giovane nudo che insegue invano il bus, la ragazza che spinge una carrozzella piena di legna lungo la strada, il chierichetto con il vestito insanguinato che Henderson sogna.