MAMMA HO PERSO L’AEREO

Home Alone / USA, 1990 / Durata [min] 106

Genere: Commedia

Regia: Chris Columbus

Cast: Macaulay Culkin – Kevin McCallister / John Heard – Peter McCallister / Catherine O’Hara – Kate McCallister / Joe Pesci – Harry / Daniel Stern – Marv / Gerry Bamman – lo zio Frank / Robert Blossom – Marley / Daiana Campeanu – Sandra / John Candy – Gus Polinski / Jedidiah Cohen – Rod

Fascia età personaggiinfanzia


Sinossi

In occasione delle vacanze di Natale la famiglia McCallister, composta dai genitori Kate e Peter e da cinque figli, tra i quali Kevin di otto anni, sta per andare in vacanza a Parigi. La sera prima della partenza, il piccolo Kevin viene punito e mandato nella sua camera. La mattina, nell’agitazione generale, i genitori partono lasciandolo a casa da solo. In aereo la madre si rende conto dell’accaduto, ma è troppo tardi. Nel frattempo Kevin impara a cavarsela da solo, fa la spesa, guarda la tv, mangia e gioca nella più assoluta libertà. Due ladri da strapazzo, Harry e Marv, decidono di svaligiare la casa dei McCallister, ma sono costretti a vedersela con Kevin, che riesce a resistere ai loro assalti e a farli arrestare. Nel finale il ragazzino fa amicizia con Marley, un anziano il cui aspetto lo aveva sempre spaventato, dopo aver cambiato opinione su di lui.


Critica

Il film aderisce perfettamente ai meccanismi tipici della commedia americana, ne segue valori e codici. Gli eventi e le loro conseguenze non sono mai davvero drammatici, le crisi vengono risolte con naturalezza, il tratto natalizio è costante, fino a prevalere nel finale, portatore del messaggio morale e religioso del racconto.

Il primo tema che emerge è quello della famiglia, i McCallister sono perfettamente inseriti nel sistema consumistico americano contemporaneo: il loro status economico-sociale è superiore alla media, vivono in una bella casa, hanno molti figli e possono permettersi una costosa vacanza. La loro esistenza è apparentemente felice, tutto sembra funzionare senza problemi e non si avverte mai la mancanza di affetto e comprensione. Nonostante ciò, basta la fretta di una partenza per dimenticare il piccolo Kevin addormentato. Il film non rende l’evento drammatico, anzi da esso partono situazioni comiche, ma l’errore commesso è comunque grave, e potrebbe essere l’occasione per una condanna alla famiglia in questione, la cui debolezza di fondo emerge con assoluta chiarezza.

La solitudine in cui Kevin si ritrova offre al ragazzino un’importante occasione di crescita. Costretto a cavarsela da solo, dopo un primo momento di smarrimento, il protagonista inizia a muoversi con tranquillità e approfitta della situazione per dare libero sfogo alle sue passioni. L’impressione è che, in fondo, al di là del suo spirito d’iniziativa, Kevin possa fare a meno della sua famiglia e vivere senza dipendere troppo dagli adulti. La sua fantasia emerge quando deve affrontare i due ladruncoli, le trappole che mette in atto per difendersi dall’assalto finale dimostrano la sua abilità nel reagire al pericolo e anche la duttilità con cui usa gli oggetti, normalmente destinati a altri usi. Questo diventa il segno più evidente della sua maturazione: l’ingegnosità nell’interpretare l’ambiente e il ricordo alle basilari nozioni scientifiche apprese a scuola o in famiglia.

Il racconto principale è affiancato da un elemento narrativo legato al tema dell’emarginazione. Appare infatti più volte la figura di Marley, un anziano abitante notturno del quartiere che incute timore ai ragazzini. Kevin inizialmente lo vede come un pericolo, per poi conoscerlo e farsi aiutare da lui. In modo semplice e quasi superficiale, il film vuole dimostrare come sia ingiusto giudicare una persona dal suo aspetto e affida a Kevin il compito di trasmettere questo messaggio ai più giovani. In questo senso è esemplare la sequenza ambientata in chiesa, quando Marley racconta a Kevin la sua vita in un momento denso di atmosfera natalizia e religiosa