MILLION DOLLAR BABY

Million Dollar Baby / USA, 2005 / Durata [min] 137

Genere: Drammatico, sportivo

Regia: Clint Eastwood

Cast: C. Eastwood – Frankie Dunn / Hilary Swank – Maggie Fitzgerald / Morgan Freeman – Eddie “Scrap-Iron” Dupris / Jay Baruchel – Danger Barch / Mike Coler – Big Willie Little / Lucia Rijker – Billie “The Blue Bear” / Brian O’Byrne – Padre Horvak / Margo Martindale – la madre di Maggie / Bruce McVittie – Mickey Mack

Fascia età personaggigiovani adulti


Sinossi

Frankie Dunn è l’attempato gestore di una palestra di pugilato, l’Hit Pit, in cui lavora anche Eddie “Scrap-Iron” Dupree. Frankie allena Big Willie, pugile prossimo a un incontro per il titolo mondiale. Ma Big Willie ha bisogno di soldi e si affida a un altro manager, che lo fa combattere subito. Le attenzioni di Frankie si spostano quindi un po’ alla volta su Maggie Fitzgerald, una ragazza che frequenta la palestra e ha fatto di tutto per coinvolgere il boss nei suoi allenamenti. Maggie vede nella boxe l’unica occasione di riscatto da una grigia esistenza. La giovane si rivela un talento naturale, fino ad arrivare alla sfida per il titolo mondiale. Ma è proprio al termine della sfida con la temibilissima Billie “the Blue Bear”, che Maggie viene colpita a tradimento dalla rivale. Rimane completamente paralizzata, tanto da arrivare a chiedere a Frank di aiutarla a morire.


Critica

Centrale nella storia è prima di tutto l’amicizia, tra la giovane Maggie e l’anziano pugile interpretato da Eastwood, una figura sospesa tra i ricordi del passato e il pensiero di ciò che si deve lasciare alle generazioni future.

Basato sui racconti dell’ex pugile FX Toole, il film vuole cogliere l’essenza della boxe, uno sport che lo stesso Dunn definisce “innaturale”, in cui tutto funziona al contrario, in una costante tensione verso il dolore. Per il protagonista, il boxeur deve possedere l’attitudine alla sofferenza e la vocazione al sacrificio. Il personaggio di Maggie incarna perfettamente questi tratti, è una donna che lavora tutto il giorno come cameriera e si alza alle tre di mattina per andare a correre. La boxe diventa metafora dell’esistenza, in una duplice prospettiva. Da un lato è una possibilità per i giovani di sottrarsi a una condizione di emarginazione sociale; l’Hit Pit è un ricettacolo di disperati che imparano a combattere con coraggio e dignità, e qualcuno di essi riesce a farsi strada tra i grandi. Dall’altra parte, soprattutto per Maggie, la boxe diventa un modo per sentirsi viva in un realtà anestetizzata, in cui non esistono più valori che danno un senso all’esistenza. La ragazza infatti, riesce con la sua determinazione a convincere Frankie ad allenarla; Maggie inoltre resiste con forte volontà alla presenza imbarazzante della famiglia, interessata a lei soltanto nel momento in cui può approfittare dei suoi guadagni.

Proprio nella rappresentazione della madre e dei fratelli, il film diventa metafora della società americana, caratterizzata da individui ipocriti, parassiti che perseguono solo i loro interessi. Probabilmente Frankie, ormai una sorta di padre per la giovane, accetta la sua ultima richiesta dopo aver preso coscienza di tale desolazione morale e affettiva. La morte non diventa quindi solo più il gesto pietoso criticato all’uscita del film, ma anche la considerazione dolorosa del regista su un mondo che non ha più fede in alcun riscatto. Per Frankie “duro non è abbastanza”: la frase è un insegnamento per la sua allieva e per chi ha sostituito la voglia di voglia di lottare con la prevaricazione dei deboli, ma anche un invito all’America di oggi, a prendersi cura dei suoi figli, invece di mostrare la sua forza.