Pump Up the Volume / USA, 1990 / Durata [min] 98
Genere: Commedia
Regia: Allan Moyle
Cast: Christian Slater – Mark Hunter / Samantha Mathis – Nora Diniro / Mimi Kennedy – Marla Hunter / Scott Paulin – Brian Hunter / Cheryl Pollack – Paige Woodward / Jeff Chamberlain – Mr. Woodward / Steve Archer – Harry Video
Fascia età personaggi: adolescenza
Sinossi
Mark è figlio di due vecchi hippie, preoccupati dalla sua scarsa voglia di comunicare. È uno studente timido e impacciato che frequenta una high school dell’Arizona. Di notte, nell’assoluta clandestinità, intrattiene i suoi compagni di scuola con le sue trasmissioni su una radio privata, con provocazioni a sfondo sessuale. I nastri delle registrazioni diventano sempre più preziosi, e le istituzioni scolastiche ne sono infastidite, cercano invano di individuare i responsabili, fino a far intervenire la polizia federale. Dopo che la zona della sua casa è stata individuata, Mark, insieme alla compagna Nora, tenta di fuggire e gettare via i nastri, ma viene intercettato e arrestato.
Critica
Il film riflette sull’inquietudine dei ragazzi di una cittadina di provincia apparentemente tranquilla. Mark rappresenta la risposta provocatoria all’immagine di normalità diffusa da scuola e famiglia, che censurano e ignorano il percorso di crescita degli adolescenti. Il successo della trasmissione del protagonista è proprio basato sull’affermazione e sul tentativo di risposta alle domande dei ragazzi: parlando in modo sporco e diretto – ispirato a Lenny Bruce -, il giovane supera la difficoltà di comunicazione sua e dei coetanei.
L’argomento preferito di Mark è il sesso: attraverso i divertenti monologhi in cui parla liberamente del suo corpo, il ragazzo vuole eliminare il generale clima di repressione che lo porta ad essere chiuso e timido. Ciò inizia a preoccupare genitori e insegnanti, i quali non sanno fare altro che tentare goffamente di censurare e delegare alle forze dell’ordine il compito di ristabilire la “normalità”, e quindi ammettendo la la loro impotenza di fronte alle esigenze dei figli. Esigenze che trovano nella radio pirata la dimensione di segretezza tipica di ogni ribellione adolescenziale. Molti dei loro attacchi sono rivolti contro gli adulti, esponenti di una società che vuole sembrare perfetta.
Mark trasmette le canzoni censurate dalle radio ufficiali, affrontando il problema della libera espressione e sottolineando il valore politico che ha il controllo sulla cultura giovanile. Il suo atteggiamento segue un individualismo anarchico e libertario che si nutre della carica che ha la musica, e culmina con la scelta di trasmettere viaggiando, riprendendo i valori dell’America libera e democratica.
Denunciando l’artificialità del modello di società in cui vivono, Mark aumenta il desiderio di ribellione nei ragazzi, che a volte sfocia in atti di simbolica violenza. Come nel caso di Paige, la bella benestante figlia di un padre che la vorrebbe a sua immagine, che un distrugge tutte le sue cose, in un chiaro attaco ad una società che vede le consumismo la risposta al disagio dell’individuo. Mark invita i suoi coetanei a trovare le risposte da soli.
Nonostante attribuisca ai media una funzione liberatoria, se gestiti in autonomia e senza censure, il film riflette anche sulle responsabilità che il loro uso comporta, come nella scena in cui il protagonista non agisce per aiutare un suo ascoltatore prossimo al suicidio.