If… / Gran Bretagna, 1968 / Durata [min] 112
Genere: Drammatico
Regia: Lindsay Anderson
Cast: Malcolm McDowell – Mick / David Wood – Johnny / Richard Warwick – Wallace / Christine Noonan – la ragazza / Robert Swann – Rowntree
Fascia età personaggi: adolescenza
Sinossi
Tre studenti di un college inglese – Mick, Johnny e Fallace – sopportano a fatica il clima di violenza, sadismo e disciplina che domina nella loro scuola. Gli anziani esercitano il potere assoluto sulle matricole e i professori fanno la stessa cosa con gli studenti. Nessuno dei tre ragazzi ha intenzione di sottostare alle regole, essi sognano emozioni forti, scrivono poesie, rubano una moto e vanno in cerca di ragazze. Swann, il preside della scuola, decide di dar loro una pena corporale, quindi li manda a mettere in ordine una catasta di legna che si trova sotto l’aula magna. Qui i tre, uniti da un patto di sangue, trovano delle armi nascoste: il giorno del discorso del rettore si appostano sui tetti e, insieme a un’amica, si mettono a sparare.
Critica
Scritta dei primi anni ‘60 da due ex compagni di college, la storia, che voleva denunciare alcuni aspetti della scuola inglese, assume toni universali negli anni della contestazione. Il titolo è ispirato all’omonima poesia di Kipling, basata sul tema delle relazioni intergenerazionali, lo stesso del film. L’ambientazione del college, l’istituzione inglese più simbolicamente tradizionalista, riflette i principi conservatori dell’intera nazione in quel decennio.
Nella scuola, la disciplina è di tipo militare, e gli allievi più anziani sono quasi il braccio armato degli insegnanti. Le matricole sono sottoposte a costanti intimidazioni, in una sorta di bullismo istituzionalizzato, provocando rancore e voglia di rivalsa, che si sfogherà a sua volta negli anni successivi. La scuola è rappresentata come un’istituzione che ha vita propria, regolata da un codice inflessibile, e tutto ciò impedisce la spontanea solidarietà tra studenti. Tra di loro, infatti, si creano gli stessi rapporti su cui si basano le relazioni con gli insegnanti e il mondo esterno.
La risposta dei tre protagonisti è progressiva e diversificata. Inizialmente, cercano di evadere da quel mondo dedicandosi a poesia e musica, poi attraverso il furto, simbolico, di una motocicletta, infine, con le armi. La violenza diventa così un atto liberatorio, evidenziato dal ghigno strafottente di Mick e dal fermo immagine conclusivo sul personaggio che continua a sparare. La loro reazione è finalizzata a stupire e colpire, più che a proporre un’alternativa. Questo limite costringe i ragazzi a diventare a loro volta mostri, simili alla realtà violenta a cui si ribellano.