GLI ANNI IN TASCA

L’argent de poche / FR, 1976 / Durata [min] 104

Genere: Commedia

Regia: François Truffaut

Cast: Jean-François Stévenin, Georges Desmouceaux , Philippe Goldman , Claudio e Frank De Luca, Tania Torrens, Virginie Thévenet , Nichole Félix

Fascia età personaggipre adolescenza 


Sinossi

Nella scuola elementare di Thiers arriva un nuovo allievo, Julien Leclou, un bambino scontroso e difficile. Patrick è orfano di madre, accudisce il padre invalido e “si innamora” della signora Riffle, la madre di un suo compagno. Un giorno il piccolo Gregory, un bambino di due anni, cade della finestra del suo appartamento ma precipita al suolo senza farsi nemmeno un graffio. Sylvie litiga coi genitori che la lasciano in casa; rimasta sola, si vendica, gridando dalla finestra e chiedendo aiuto ai vicini. I fratelli De Luca decidono di tagliare loro i capelli a un compagno, per impossessarsi così del denaro destinato al barbiere. Nel corso di una visita medica, si scopre che il corpo di Julien è pieno di ferite e cicatrici. La polizia arresta la madre e la nonna del bambino, mentre Julien è affidato all’assistenza pubblica.


Critica

Film corale in cui Truffaut decide di rappresentare in termini volutamente leggeri, anche nei suoi aspetti più drammatici, la condizione dell’infanzia. La storia di Patrick è soprattutto una storia di crescita e formazione, che passa attraverso l’innamoramento e la scoperta della sessualità. Privo della madre, il ragazzo cercherà di compensarne la mancanza attraverso il più classico dei transfert: innamorandosi della madre di un suo compagno. L’intreccio sentimentale di Patrick non potrà che chiudersi con un naturale scacco, ma avrà poi un suo più realistico prolungamento nell’epilogo del film e nel bacio che il bambino scambierà con un sua coetanea – dimostrando così di essere finalmente riuscito a distinguere tra l’immagine della madre e quella di una “amante”. Ben diversa e segnata da un retroscena molto drammatico è la situazione di Julien.  A causa della sua povertà e disperata situazione familiare – i maltrattamenti di cui è vittima – Julien è un emarginato, condannato a vivere come un piccolo clandestino. L’unico modo che ha per ribellarsi alle ingiustizie di cui è vittima sono i furti di cui si rende colpevole (in un evidente parallelo con l’Antoine Doinel de I quattrocento colpi). Julien è l’unica vera nota tragica del film, eppure Truffaut decide di mitigarla, di rappresentarla con un esplicito pudore. Fra i tanti altri episodi presenti nel film vale la pena ricordare quelli relativi ai temi della difficoltà di comunicazione – la vicenda di Oscar, il bambino figlio di una ragazza francese e di un soldato americano, che non sapendo quale lingua parlare finisce con l’esprimersi solo fischiando – e del ruolo dell’educatore, incarnato soprattutto dal maestro Richet cui spetta il compito di pronunciare il discorso che sostanzialmente chiude il film e in cui ricorda ai suoi allievi che «la vita è dura ma anche bella» e li invita a diventare «forti» per potere comunque resisterle.