Giappone 1970 / Durata (min) 140
Genere: Drammatico, Grottesco
Regia: Akira Kurosawa
Cast: Yishitaka Zushi (Rokuchan), Kin Sugai (la madre di Rokuchan), Junzaburō Ban (l’impiegato), Kiyoko Tange (sua moglie), Disagi Igawa (Matsuda), Hideko Okiyama (sua moglie), Kunie Yanaka (Kawaguchi), Jitsuko Yoshimura (sua moglie), Noboru Mitani (il barbone), Hiroyuki Kawase (suo figlio)
Fascia età personaggi: giovani adulti
Sinossi
In un’immaginaria bidonville alla periferia di una metropoli giapponese, si intrecciano le storie di diversi personaggi. Rokuchan vive solo con la madre e trascorre le sue giornate immaginando di condurre un vero tram. Due manovali passano il tempo a ubriacarsi e la sera, quando rientrano a casa, finiscono l’uno fra le braccia della moglie dell’altro. Diseredato fra i diseredati, un senza tetto trascorre il suo tempo insieme al figlio, immaginando quella che sarebbe la sua casa ideale. Un impiegato affetto da un brutto tic deve vedersela con una moglie dai modi sprezzanti che però vuole difendere a tutti costi dalle critiche altrui. Una ragazza orfana subisce gli abusi dello zio che l’ha adottata. Un uomo abbandonato dalla moglie non riesce a perdonare la sua donna neanche quando questa ritorna da lui. Il padre di una famiglia numerosa cerca di convincere i suoi figli che è stato veramente lui a dar loro la vita.
Critica
Delle diverse storie intrecciate da Dodes’kaden tre riguardano in modo esplicito il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. La prima, quella che apre e chiude il film, ha per protagonista l’adolescente Rokuchan. Affetto da un evidente disagio psichico – sebbene egli creda che sia la madre ad avere qualche “rotella fuori posto” – Rokuchan cerca di fuggire dalla sua disperata condizione – segnata, oltre che dalla malattia, da una grave povertà e dall’assenza del padre – grazie alla propria immaginazione che usa per guidare un inesistente tram lungo le strade della sua bidonville, in mezzo ad altri ragazzini che gli tirano pietre al grido di «Densa baka» («Stupido tram»).
Il film – si veda ad esempio la straordinaria sequenza d’esordio – ci mostra la verità delle cose – il tram che Rokuchan guida non esiste – ma non altrettanto fa con i suoni. Su questo piano, infatti, i rumori che ascoltiamo sono proprio quelli di un tram in corsa, così come in quel momento se li potrebbe “immaginare” lo stesso ragazzino. Se dunque dal punto di vista visivo è la verità a trionfare, su quello sonoro, invece, è la soggettività di Rokuchan ad avere la meglio. Katsuko è una giovane orfana, adottata legalmente dal marito della zia il quale trascorre il suo tempo senza far niente, salvo che ubriacarsi. Durante l’assenza della donna, in cura presso un ospedale, lo zio della ragazza la costringe a diversi maltrattamenti e a faticosi lavori a domicilio. Quel che è peggio è che abusa anche sessualmente di lei, rendendola incinta e costringendola poi a un umiliante aborto. Uscita dall’ospedale, e ormai sull’orlo della pazzia, la ragazza tenterà di uccidere un suo giovane conoscente, il fattorino del sakè, il solo ad aver dimostrato dell’affetto nei suoi confronti. La sorte più tragica tocca però al figlio dell’unico vero e proprio senzatetto del film, un barbone che vive nella carcassa di una vecchia “Due Cavalli”. L’uomo, che in qualche modo ha ormai chiuso i conti con la vita, non fa altro che immaginare quella che sarebbe la sua casa ideale, chiedendo di volta in volta al figlio cosa ne pensa, ad esempio, di un cancello all’inglese piuttosto che di uno in stile spagnolo. «Dodes’kaden» è un’onomatopea che rappresenta, in Giappone, il rumore dello sferragliare di un tram. La parola viene ripetuta ossessivamente e ad alta voce dallo stesso Rokuchan ogni volta che è alla “guida” del suo personale mezzo di trasporto.