L’ESORCISTA

 



The Exorcist, Usa 1973 / Durata (min) 132 

Genere: Drammatico/Horror

Regia: William Friedkin

Cast: Linda Blair (Regan), Ellen Burstyn (Chris MacNeil), Max Von Sydow (padre Merrin), Lee J. Cobb (il tenente Kinderman), Jason Millar (padre Damien Karras), Kitty Winn (Sharon), Jack MacGowran (Burke Dennings), il reverendo William O’Malley (padre Dye)

Fascia età personaggipre adolescenza 


Sinossi

Georgetown, dintorni di Washington DC. Chris MacNeil, un’attrice di successo, vive separata dal marito con la figlia dodicenne Regan, una ragazzina dal carattere allegro ma solitario. Tra madre e figlia sembra esserci un ottimo rapporto e l’assenza del padre pare costituire un problema più per la prima che per la seconda. D’un tratto, però, Regan inizia ad accusare preoccupanti disturbi di carattere nervoso e fisico, con crisi di tipo epilettico e attacchi isterici. Diversi medici e psichiatri la visitano senza però giungere ad alcun risultato. Finisce così con l’occuparsi di lei padre Karras, un giovane sacerdote che cerca di dialogare con la ragazza, ormai chiaramente posseduta da uno sparito maligno. L’uomo si rende conto che l’unica via d’uscita possibile è quella dell’esorcismo. Con l’aiuto di padre Merrin, un anziano gesuita, Regan verrà liberata dal demonio che aveva preso possesso del suo corpo, anche se, durante il rituale, i due uomini di chiesa perderanno entrambi la vita.


Critica

Film che alla sua uscita  provocò un’ondata di isteria collettiva senza precedenti, L’esorcista è diventato ormai un “classico” per il suo approccio drammatico e realista a una storia che contiene in sé tutti gli elementi dell’horror e del fantastico. Il film non sarebbe potuto essere lo stesso se il ruolo della protagonista non fosse stato assunto da un’adolescente o pre-adolescente. Perché ciò che ne determina la forza perturbante è proprio l’insanabile contrastato fra ciò che si ritiene poter essere una dodicenne e ciò che questa dodicenne – pur posseduta – dice e fa nel film. A maggior ragione perturbante è il suo agire sul piano della sessualità, una sessualità violenta, oscena e blasfema. Su un piano metaforico la storia di Regan è ancora una volta quella dei difficili anni di passaggio all’adolescenza, passaggio che implica la ricerca e l’affermarsi di un’identità – la bambina deve liberarsi dal demonio che la possiede – attraverso un processo di crescita e formazione cui anche la dimensione spirituale (quella della Chiesa) è chiamata a dare un suo contributo attraverso una figura maschile (padre Karras) in grado di sopperire all’assenza di quella paterna.