I FIGLI DELLA VIOLENZA

 



Los olvidados, Messico 1950 / Durata (min) 80

Genere: Drammatico

Regia: Luis Buñuel

Cast: Alfonso Mejía (Pedro), Estela Inda (la madre), Roberto Cobo (Jaibo), Alma Delia Fuentes (Meche), Miguel Inclán (il cieco), Francisco Jambrina (il direttore del riformatorio), Efraín Arauz (Cacarizo), Javier Amézcua (Julián), Mario Ramírez (Ojitos), Hector López Portillo (il giudice)

Fascia età personaggipre adolescenza 


Sinossi

In una zona periferica di Città del Messico, Jaibo, appena fuggito dal riformatorio, e i ragazzi della sua banda, che vivono tutti una situazione di assoluta miseria e disgregazione familiare, aggrediscono un suonatore ambulante cieco. Rintracciato Julián, che crede responsabile del suo arresto, Jaibo lo uccide a bastonate, sotto gli occhi dell’amico Pedro che gli promette complicità e silenzio. Qualche giorno più tardi il cadavere di Julián è ritrovato. Jaibo si nasconde ma, andato a far visita a Pedro dall’arrotino presso cui questi lavora, ruba un coltello con il manico d’argento. Del furto è accusato lo stesso Pedro, costretto così a rifugiarsi in un’altra zona della città, dove trova un nuovo lavoro. Jaibo, che già aveva cercato di prendere la giovane Meche, va a trovare la madre dell’amico e questa lo fa restare chiudendo la porta di casa. Catturato dalla polizia, Pedro è portato in riformatorio dove si comporta in modo antisociale. Il direttore, tuttavia, ha fiducia in lui, gli affida cinquanta pesos e una commissione fuori dalla prigione. Di nuovo in strada, Pedro incontra Jaibo, che tenta di rubargli il denaro. Nella colluttazione che ne segue Pedro uccide Jaibo e viene a sua volta colpito a morte dalla polizia. 


Critica

Ambientato a Città del Messico, il film vuole, nelle intenzione dei suoi autori, descrivere la drammatica realtà quotidiana dei ragazzi abbandonati a se stessi che vivono nelle aree più emarginate e depresse della capitale. Il discorso però, com’è evidente dalla prime immagini del film che mostrano vedute anche di New York, Parigi e Londra, non vuole esclusivamente concentrarsi su una realtà particolare, bensì denunciare quei fenomeni d’emarginazione e disagio giovanili comuni alle periferie di tutte le grandi città del mondo. Se indubbiamente la miseria e la povertà sono fra le cause che contribuiscono a determinare la violenza di Jaibo e dei suoi compagni, un ruolo simile spetta anche alle condizioni disastrate delle loro famiglie. Tutti i ragazzi, infatti, vivono situazioni difficili: Pedro, che abita insieme ai tre fratelli in un’unica grande stanza, è maltrattato dalla madre, di cui tuttavia vuole conquistare l’amore; Ojitos è stato abbandonato dal padre; Julián è figlio di un ubriacone; Cacarizo vive con la sorella Meche, il nonno e la madre malata. Di particolare rilievo il rapporto di Pedro con la madre che il film rappresenta essenzialmente attraverso una lunga sequenza onirica. Le valenze simboliche del sogno sono sin troppo evidenti: le paure e i desideri di Pedro si mescolano in un’unica realtà. Importanti nel film anche il riformatorio e il suo democratico direttore. Il riformatorio sembra, infatti, l’unico spazio positivo della storia ma non certo il luogo in cui i problemi reali trovano una soluzione. Anzi in quella logica tipicamente buñueliana in cui le buone intenzioni producono effetti opposti a quelli desiderati, i 50 pesos affidati a Pedro in un gesto di fiducia saranno la causa della sua morte.