MOUCHETTE

 



 

Francia 1967 / Durata (min) 82

Genere: Drammatico

Regia: Robert Bresson 

Cast: Nadine Nortier (Mouchette), Jean-Claude Guilbert (Arsène, il bracconiere), Paul Hébert (il padre), Marie Cardinal (la madre), Jean Vimenet (la guardia Mathieu)

Fascia età personaggi:   adolescenza


Sinossi

Mouchette è un’adolescente che vive insieme alla sua povera famiglia. La ragazza, scontrosa e taciturna, è umiliata e maltrattata da tutti, sia a casa, sia a scuola; a causa della malattia della madre è costretta ad accudirla e a badare anche al fratellino minore. Il padre e il figlio più grande lavorano come contrabbandieri. Un giorno la ragazza è sorpresa in un bosco da un temporale e si rifugia nella baracca di un bracconiere. L’uomo, che soffre d’epilessia, prima cerca la sua complicità, poi finisce col violentarla. Rientrata a casa Mouchette vorrebbe confidarsi con la madre ma questa muore. La ragazza dovrà ore subire le ipocrisie e cattiverie del paese, dove già si è sparsa la voce della sua notte trascorsa col bracconiere. Esasperata da tutto e tutti si lascia rotolare lungo un pendio e sprofondare nelle acque del fiume.


Critica

Il mondo che circonda Mouchette è fatto di povertà, ingiustizie e violenze. Gli scambi fra individui, di qualunque tipo essi siano, avvengono quasi sempre in silenzio e attraverso il passaggio di alcune monete dalle mani degli uni a quelle degli altri. Questa realtà abbruttita dall’ipocrisia, dall’alcol, dalla mancanza di comunicazione non può che contagiare la stessa Mouchette. Anche lei beve, non parla e aggredisce le compagne, tirando loro  manate di terra all’uscita da scuola. È solo il rancore che istintivamente prova per il mondo che la circonda («Li odio tutti e non gliela darò vinta» dice al bracconiere) a far sì che Mouchette non si omologhi del tutto a esso. Ma questa mancata omologazione è anche la causa della sua emarginazione. La notte col bracconiere rappresenta il momento centrale del film, il suo punto di svolta. Qui Mouchette subisce una vera e propria violenza sessuale, da parte di un uomo molto più vecchio di lei. Eppure, nonostante ciò, la ragazza ritiene quest’uomo il suo amante, l’unico che almeno per un po’ le abbia parlato e l’abbia ascoltata. Mouchette se ne innamora – o crede di innamorarsene – anche perché vede in lui un essere ai margini della società quanto lo è lei stessa. Ma questo amore, tutto immaginato, non basta. La morte della madre – proprio nel momento in cui più Mouchette ne avrebbe bisogno – la lascia sola in balia del mondo.  È a questo punto che a Mouchete non rimane che il suicidio. Quasi come per un gioco si avvolge nel lenzuolo che avrebbe dovuto coprire il corpo della madre e si lascia rotolare lungo un pendio, due, tre volte, sino a che finalmente non riesce ad arrivare all’acqua del fiume. Il suo ultimo grido è coperto dal passaggio di un trattore, dal tonfo del corpo nell’acqua, dalle note del Magnificat di Monteverdi.  I cerchi d’acqua che lentamente si ricompongono in superficie sono l’ultima immagine del film. Tutto è accaduto ma niente è cambiato.