A DOMANI



 

Italia 1999/ Durata (min) 100′

Genere: Commedia

Regia: Gianni Zanasi 

Cast: Stefania Rivi (Stefania); Andrea Corneti (Andrea); Wilson Saba (Angelo); Paolo Sassanelli (il meccanico); Mimmo Mancini, Lorenzo Viaconzi, Umberto Franchini (i meccanici della Capucci); Cesare Bocci (il meccanico della Ferrari); Nicola Degli Esposti (Franz); Aurora Cretaro (Chiara)

Fascia età personaggi:   adolescenza


Sinossi

Andrea, quattordici anni, vive in un piccolo paese in provincia di Modena. È tifosissimo della Ferrari. Quando scopre che la sorella Stefania, diciassettenne, andrà nel weekend a Bologna, anch’egli decide di recarsi nel capoluogo emiliano per visitare il “Motor Show”. Tra i padiglioni della grande fiera dei motori, Andrea e Stefania si separano. Il primo si finge figlio di un meccanico della Ferrari e grazie a questa piccola bugia riesce a guidare un go-kart per i colli bolognesi; Stefania conosce un ragazzo, ma l’incontro tra i due si conclude in un nulla di fatto. Quando Andrea, giunta la notte, chiama i genitori per farsi venire a prendere, Stefania decide di prendere un autobus, costringendo il ragazzo a fare lo stesso. Così, all’alba, i due fratelli si ritrovano di fronte a casa loro, inesorabilmente chiusa poiché i genitori sono andati a Bologna a cercarli.


Critica

Andrea e Stefania vivono a Vignola, un piccolo paese in provincia di Modena. È normale, come per molti loro coetanei, che il loro desiderio più grande sia quello di evadere dall’anonimato, dalla quotidianità banale di paese, dove tutti conoscono tutto e i sogni devono essere inevitabilmente mirabolanti ed eccezionali per poter bilanciare la normalità di una vita lontana dal centro del mondo. L’immaginazione di Andrea non può che essere sconfinata, gli eroi in cui si immedesima eccentrici e insoliti. In effetti, non c’è ragione per fuggire da quell’ambiente, visto che la vita di Andrea e Stefania scorre via senza particolari problemi, senza un’adolescenza turbolenta, genitori reazionari o contesto sociale occludente. Ma per raggiungere questa consapevolezza occorre un viaggio, non un viaggio di formazione ma di semplice svelamento della realtà, alla cui fine non si è cresciuti, ma si è semplicemente di fronte a una porta di casa in attesa di entrare e andare a dormire.  La realtà della città, che dovrebbe rappresentare il luogo di maturazione dei personaggi, si scopre invece come un piccolo e quasi inutile paese dei balocchi, nel quale Andrea, come un vero Lucignolo, racconta bugie e la passa liscia. D’altronde il ricorso alla menzogna permette ad Andrea di innalzarsi dalla pochezza del mondo circostante. La fiera motoristica di Bologna, l’evento più importante nel mondo dei motori, centro dell’attenzione dei media e dei sogni degli adolescenti, si rivela in realtà uno spazio di inanimate esposizioni, di luci, di mercificazione dei sogni in cui è facile entrare, ma da cui è difficile poi uscire. Anche Stefania comprende che la fuga verso l’ignoto non porta da nessuna parte e che la dimensione dell’esperienza trasgressiva o fuori dai canoni della normalità non fa così tanto crescere. Il desiderio di un’avventura romantico-sessuale si scontra, infatti, con il disinteresse del ragazzo incontrato al “Motor Show” ad avere un rapporto con una sconosciuta. Quella che doveva essere un’iniziazione all’amore, prima grazie al fidanzato poi grazie allo sconosciuto, si rivela all’opposto una specie di parete di gomma che riporta al punto di partenza senza che sia stato attraversato alcun confine. Il ritorno a casa all’alba senza genitori e il girotondo finale intorno all’albero del paese sanciranno i messaggi portanti del film: non esistono solo adolescenze tormentate; i viaggi non sono sempre e per forza di formazione; è meglio progettare fughe dalle quali si è sicuri di tornare. La propria casa è decisamente meglio di qualsiasi altro riparo.