ALLIEVO

 



 

Apt Pupil, Usa 1998/ Durata (min) 111′

Genere: Drammatico

Regia: Bryan Singer

Cast:  LIan McKellen (Kurt Dussander/Arthur Denker), Brad Renfro (Todd Bowden), Bruce Davison (Richard Bowden), Ann Dowd (Monica Bowden), Elias Koteas (Archie), David Schwimmer (Ed French), Joshua Jackson (Joey), James Karen (Victor Bowden), Marjorie Lovett (Agnes Bowden)

Fascia età personaggi:   adolescenza


Sinossi

California. Todd è un ragazzo di sedici anni, appassionato di storia. Dopo alcune ricerche, scopre che il suo anziano vicino, Kurt Dussander, è un ufficiale nazista in “pensione”, ricercato dalla polizia internazionale. Todd entra in contatto con il vecchio gerarca, ma, invece di denunciarlo, decide di farsi raccontare la sua vita. Con il passare dei giorni il ragazzo è sempre più affascinato dai racconti del vecchio e in lui si fa strada il fascino perverso del male. Tra i due si crea un legame fatto di ricatti e umiliazioni e Todd si trasforma da bravo ragazzo in un malvagio assassino, privo di scrupoli. La polizia non tarderà a scoprire la vera identità del vecchio gerarca, che sfuggirà al giudizio suicidandosi, mentre il ragazzo, diventato abile manipolatore, dimostrerà la sua innocenza con scaltrezza machiavellica.


Critica

Il film vuole essere una riflessione sul fascino del male, su quanto esso possa pervadere le menti più deboli e possa assumere sembianze mai scontate. È Todd la dimostrazione di quest’assioma. Il ragazzo sedicenne è quel che si dice un “allievo modello”, bravo a scuola, appassionato di storia, curioso, in gamba. All’inizio si avvicina al vecchio gerarca nazista come un nipotino si avvicina al nonno, interessato a conoscere la sua vita. E quando scopre il tremendo passato dell’uomo e lo ricatta per farsi raccontare le vicende della guerra, egli agisce spinto dalla curiosità di rendere reale la Storia che si legge solo nei libri. Per cui la devianza che penetra in Todd è da imputare esclusivamente al “cattivo maestro” incontrato per la via: l’adolescente, infatti, si fa affascinare dai racconti del nazista, si fa accompagnare per mano nei meandri piacevoli del crimine e infine viene obbligato a sostituirsi a lui quando questi decide di suicidarsi. Il ruolo di Dussander è dunque quello che dovrebbe assumere ogni bravo educatore: affascina il proprio interlocutore fino a farlo diventare coscientemente un educando, asseconda le indicazioni del ragazzo, gli permette di sperimentarsi in maniera protetta, lo forma e lo lascia camminare con le sue gambe affinché l’educando possa diventare non solo educato ma anch’egli, a sua volta, un educatore e possa succedere a lui. L’unico problema è che il percorso seguito da Todd non porta verso l’acquisizione di un’etica, ma, al contrario, di un’anti-etica, non conduce verso un inserimento quieto nel contesto civile, ma verso un arbitrario e utilitaristico uso delle regole sociali. L’anziano uomo diventa così l’antieroe del film, colui che capovolge il consolidato assunto secondo il quale i vecchi, grazie alla loro saggezza, dovrebbero essere portatori di un sicuro e saldo sistema di regole morali, mentre i giovani, ancora privi delle più importanti esperienze di vita, hanno bisogno di tempo per assimilarlo completamente. In questo sorprendente capovolgimento della routine sociale non sorprende che anche Todd impari molto in fretta: quando il ragazzo osserverà impassibile la morte del proprio formatore egli avrà fatto propria la demoniaca dipendenza dal male cui era affetto il vecchio nazista. Più che una riflessione sull’efferatezza del nazismo e di ogni dittatura, il film diventa così uno “studio” sul fascino del male, sul lato negativo dell’animo umano che alberga in ognuno di noi e sulla fragilità della costruzione del sé. L’ideologia nazista è quindi trattata come una possibile faccia del male, tra le tante. Todd, aspetto pulito, ragazzo “normale”, è un’altra di queste facce, forse una delle peggiori perché nascosta dietro le sembianze di un tranquillo adolescente.