ANNIE

Les Années sandwiches, Francia 1988 / Durata [min] 100′

Genere: Musical

Regia: Pierre Boutron

Cast: Aileen Quinn (Annie), Albert Finney (Oliver Warbucks), Carol Burnett (Miss Hannigan), Ann Reinking (Grace Farrell), Tim Curry (Gallo), Bernadette Peters (Lily Excelsior), Lara Berk (Tessie), Toni Ann Gisondi (Molly), Geoffrey Holder (Punjab), April Lerman (Kate), Roger Minami (Asp);

Fascia età personaggi: infanzia 


Sinossi

New York, 1933. La piccola Annie vive in un orfanotrofio insieme ad altre bambine. L’istituto è guidato con eccessiva severità da una direttrice ottusa, Miss Harrigan, che non esita a maltrattare le ragazze quando le cose non vanno per il verso giusto. Annie, tra tutte, è certamente quella più vivace e confusionaria. Un giorno viene a far visita all’orfanotrofio Grace Farrell, segretaria del signor Warbucks, ricco industriale che ha deciso, per pietismo e commiserazione, di ospitare per una settimana un’orfana in casa sua. La scelta cade su Annie che, contenta, si appresta a vivere i sette giorni più felici e particolari della sua vita. E, in effetti, avviene proprio così, perché le basta poco per sciogliere il cuore gelido dell’uomo e farsi amare da lui, per incontrare il presidente degli Stati Uniti e dargli consigli di politica, per smascherare il fratello e la cognata di Miss Harrigan, rei di essersi spacciati per genitori di Annie e aver provato a scucire qualche soldo a Warbucks. Alla fine della settimana, il miliardario decide di adottare Annie e sposare la signorina Grace, da tempo segretamente innamorata di lui.


Critica

La storia della piccola orfanella Annie si inserisce nel filone dei film sentimentali di ispirazione dickensiana. Come una Oliver Twist al femminile, la bambina cerca di fuggire dall’orfanotrofio, luogo di ingiustizie e maltrattamenti, cogliendo al volo le possibilità che le si offrono; grazie al suo modo di fare, rivela la natura nobile o ignobile delle persone; si fa adottare, riuscendo da sola a tirarsi fuori da una condizione sociale e umana negativa. Questi elementi topici del racconto trovano la loro ragione nella natura politica della vicenda. Il film prende ispirazione da un musical molto famoso della Broadway degli anni Settanta che, a sua volta, riprendeva vecchie “strisce” di fumetti intitolate Little Orphan Annie comparse sul «New York Daily News» a partire dal 1924. Sia nel periodo della grande depressione, sia più avanti in quello della guerra del Vietnam, la storia della piccola Annie rappresentava la risposta dei conservatori alla necessità di evasione e di fiducia nel futuro da parte degli americani. La figura del miliardario buono, la fede nel successo individualista e nell’autodeterminazione, la facile identificazione delle categorie sociali, l’esaltazione del nucleo familiare e l’importanza dei buoni sentimenti erano gli ingredienti necessari per proporre una visione positiva del reale. Nessun conflitto tra classi, nessuna congiuntura economica sfavorevole, nessuna paura per l’avvenire potevano distogliere il racconto da un esito felice. La trasposizione cinematografica di Huston mantiene gli stessi temi, ma aggiunge un tocco di ironia e di sarcasmo che gli permette di non cadere nella bassa propaganda ideologica. I temi del film rientrano pertanto interamente all’interno dell’informazione conservatrice. La famiglia, innanzi tutto, è luogo assolutamente irrinunciabile per l’educazione delle giovani generazioni e deve possedere valori tradizionali fortemente radicati. Oltre alla famiglia, altri temi percorrono gli spartiti del musical: quello della solidarietà, che fa del miliardario e avido Warbucks un uomo dal cuore d’oro, quello dell’adozione, quello della crudeltà degli adulti. E così via. Infine occorre segnalare il continuo citazionismo del film. Sono numerose le scene che fanno l’occhiolino al cinema. Annie, a una seconda lettura, appare dunque un film intento a trovare un equilibrio tra le diverse arti (fumetto, musical teatrale, cinema) e a sperimentare un linguaggio all’insegna della contaminazione.