BABY DOLL

 



 

Baby Doll, Usa 1956/ Durata (min) 114′

Genere: Drammatico

Regia: Elia Kazan

Cast: Carroll Baker (Bambola Neighan), Karl Malden (Angelo Neighan), Eli Wallach (Silva Vaccaro), Lonny Chapman (Rock), John Dudley (Dottor John), Mildred Dunnock (Zia Rose Comfort), Eades Hogue (Sceriffo Contea), William Lester (Sceriffo), Madeleine Sherwood (Nurse), Rip Torn (Dentista), Jimmy Williams (Maggiore), Noah Williamson (Vice Sceriffo);

Fascia età personaggi:   giovani adulti


Sinossi

Mississippi, anni Cinquanta. In una villa fatiscente vivono Angelo, un cardatore prossimo alla bancarotta, e la moglie diciassettenne Bambola. La crisi economica in cui versa l’uomo è dovuta alla concorrenza spietata di uno straniero, lo spagnolo Silva Vaccaro, che controlla tutto il mercato di cotone della zona. In preda alla disperazione, Angelo brucia nottetempo i magazzini di Vaccaro, il quale sospetta immediatamente di lui e, per vendicarsi, gli affida la lavorazione di tutto il cotone rimasto, e contemporaneamente decide di corteggiare la sua bella e giovane moglie. D’altro canto Bambola vive male in quella casa e finisce per cedere alle lusinghe del bello straniero. Angelo si accorge del possibile tradimento e cerca, invano, di sparare a Vaccaro. Così facendo finisce per essere arrestato dalla polizia e per concedere la soddisfazione della vendetta allo spagnolo che, ottenuto ciò che voleva, abbandona Bambola e se ne va.


Critica

Il triangolo di passioni, violenza, vendette attorno al quale ruota tutto il film ha il suo vertice in Bambola. La ragazzina, che sta per compiere la maggiore età, pur essendo estranea agli eventi drammatici del racconto: su di lei convergono tutti i vizi e le dissolutezze dell’ambiente sociale circostante, che specchiandosi in lei si riproducono a dismisura. Per Angelo Bambola rappresenta il desiderio non ancora afferrato, la possibilità di essere considerato a tutti gli effetti un uomo. Frustrato perché vive con una moglie intoccabile, sfoga quest’umiliazione contro lo straniero, l’usurpatore, colui che gli ha tolto il lavoro. Attraverso scomposte reazioni fa venire alla luce la propria debolezza e soprattutto la propria degenerazione morale: diventa criminale, falso, vendicativo, violento. Per Silva Vaccaro Bambola funge da strumento di vendetta, da bambolina woodoo per colpire sia Angelo, sia la cittadina dove vive, che non lo ha mai accolto degnamente, nonostante egli dia lavoro a molte persone, e che ora non fa nulla per trovare il colpevole dell’incendio. Anche in questo caso la presenza della moglie-bambina fa venir fuori il peggio dello spagnolo: l’impulso erotico, l’indifferenza e l’assenza di sentimento, la falsità, il giustizialismo. La capacità attrattiva di Bambola è di natura meramente sessuale. È la sessualità della giovane moglie a intrigare tutti. Esempio di lolita, dorme in una culla, si mette il dito in bocca, si lagna ed è ingenua come una bambina, ma contemporaneamente gira per casa mezza nuda, ha atteggiamenti provocanti, gioca sia con il marito che con Vaccaro il ruolo della donna da conquistare e corteggiare. D’altronde il suo nome ne riassume bene il ruolo: lei è una bambola, un giocattolo, un oggetto per bambini, e nel contempo una proiezione di una femminilità sviluppata. Se la sua speranza è di diventare presto adulta, per gli uomini la speranza è che rimanga sempre bambina perché il motivo della loro attrazione per lei risiede nella sua minore età e nel suo essere, almeno in teoria, inviolabile. Da questo punto di vista il clima di depravazione sociale che fa corona ai personaggi, seppur latente, si spinge ai confini della pedofilia, ovvero verso quel desiderio di abuso di chi non ha difese. Lo squallore d’altronde è ben visibile non solo nel comportamento degli individui, ma anche nel paesaggio desolante del Mississipi: dalla villa in evidente stato di decadenza, ai brulli campi di cotone, dalle fatiscenti fabbriche per la cardatura, alla polverosa cittadina. In quel contesto nulla sembra fiorire, tranne Bambola. Forse anche per questo motivo tutti ne vorrebbero cogliere l’ingenua e irresistibile bellezza.