Italia 1982/ Durata (min) 105′
Genere: Drammatico
Regia: Gianni Amelio
Cast: Fausto Rossi (Emilio), Jean-Luois Trintignant (Dario), Laura Morante (Giulia), Sonia Gessner (madre di Emilio), Vanni Corbellino (Sandro Ferrari), Laura Nucci (nonna di Emilio);
Fascia età personaggi: adolescenza
Sinossi
Il quindicenne Emilio, figlio di due professori, è un ragazzo timido e introverso. Durante un soggiorno nella casa della nonna, conosce Sandro e Giulia, ex allievi del padre Dario, invitati da quest’ultimo a passare del tempo con loro. Dopo qualche giorno, mentre torna a casa, Emilio scopre che Sandro è morto in un conflitto a fuoco con i carabinieri durante un’azione terroristica. Decide di andare dalle forze dell’ordine per riferire ciò che sa del giovane, obbligando così sia lui che il padre a passare tutta la notte dalla polizia sotto interrogatorio. Una volta rilasciati, i due tentano invano di confrontarsi tra loro: Dario, padre senza autorità, non capisce più le azioni di Emilio; quest’ultimo, al contrario, crede che il padre sia implicato nell’atto terroristico. La presunta conferma della sua idea arriva da un incontro tra Giulia, l’amica di Sandro ora latitante, e Dario. Credendo che i due siano complici, Emilio li denuncia ai carabinieri e assiste, da lontano, al loro arresto.
Critica
La prospettiva scelta dal film per affrontare il tema del terrorismo e per descrivere la società italiana in quel delicato passaggio temporale è quella della famiglia e dei conflitti intergenerazionali in seno a essa. Osservatorio privilegiato sui conflitti sociali, sul corto circuito del pensiero democratico e delle ideologie, sulle istituzioni e sul loro ruolo, in Colpire al cuore il nucleo familiare è il centro del confronto tra due prospettive diverse di guardare il mondo e le cose. Da una parte c’è Dario, professore universitario, personaggio senza certezze, uscito probabilmente dal Sessantotto con la consapevolezza del fallimento della figura del padre patriarca o autoritario ma incapace di promuoverne una nuova, intenzionato a lasciare la massima libertà al figlio, facendo quasi il fratello maggiore di Emilio, se non, in taluni casi, il fratello minore. Non ha risposte ad alcun perché, ma solo dubbi e incertezze. Dall’altra parte c’è Emilio, ragazzo quattordicenne e perciò nel pieno della sua conflittuale crescita adolescenziale, timido e impacciato, che chiede di essere indirizzato, di essere protetto, di avere delle risposte alle sue legittime domande e che ottiene invece il contrario. Emilio è anche figura poco amabile perché scontroso, intelligente fino all’antipatia, in continua rivolta contro il mondo adulto di cui non capisce le dinamiche, ma che pretende di giudicarle. Con la macchina fotografica sempre in mano il ragazzo dimostra di avere una cieca fiducia nel dato empirico, in ciò che la realtà mostra. Emilio, e con esso lo spettatore, suppone che ci siano delle complicità tra Dario e Giulia, ma senza che nessun elemento del film ci confermi che essi sono veramente terroristi o che esiste tra loro una relazione sentimentale. Ingabbiato in una realtà indecifrabile, Emilio finisce così per affidarsi all’autorità costituita, l’unica capace di tracciare solchi netti tra cattivi e buoni, di utilizzare legittimamente la forza e, attraverso l’applicazione della legge, di dire cosa è giusto e cosa no. Lo Stato si sostituisce inevitabilmente all’istituzione paterna: non esiste altra scelta per un ragazzo che preferisce costruire la propria identità sull’autorità subita invece che sulla libertà, sulla soggezione invece che sul libero arbitrio. Tale richiesta paradossale non si spiega solo con il periodo adolescenziale che vive Emilio, ma anche con lo scacco sociale sperimentato dall’Italia negli anni di piombo. La storia di Dario ed Emilio è, ad un secondo piano di lettura, la storia di una popolazione che, negli anni del terrorismo, è spaccata in due, priva di solidi punti di riferimento all’indomani delle contestazioni post-sessantottine, sfilacciata, confusa, senza fiducia in nessuna istituzione, lacerata da spinte eversive o reazionarie. La scelta di Emilio di denunciare il padre rinvia in altre parole a quella svolta di carattere autoritario che il regime politico italiano ha sostenuto in risposta a interventi destabilizzanti. Svolte restauratrici che, in assenza di anticorpi necessari per difendere gli ordinamenti democratici, hanno trovato negli strati sociali più deboli e insicuri la legittimazione necessaria all’azione.