COSI’ RIDEVAMO

 



 

Italia 1998/ Durata (min) 124′

Genere: Drammatico

Regia: Gianni Amelio

Cast: Enrico Lo Verso (Giovanni), Francesco Giuffrida (Pietro), Claudio Contarese (Rosario), Vittorio Rondella (l’aiutante di Giovanni), Irene Vistarini (la studentessa), Paolo Sena (il prof. Rosini), Domenico Mungo (il direttore della cooperativa), Simonetta Benozzo (Ada), Fabrizio Gifuni (l’educatore),

Fascia età personaggi:   adolescenza


Sinossi

Sei giornate, una per anno, della vita di Giovanni e Pietro, due fratelli immigrati dalla Sicilia a Torino alla fine degli anni Cinquanta. Sei giornate che illustrano il cambiamento radicale nelle loro vite, così come nell’Italia di quel periodo. Dal primo giorno a Torino di Giovanni, pieno di speranze circa il proprio futuro, e del fratello minore Pietro, che studia per diventare maestro, a quelli ben più difficili in cui Giovanni cerca di integrarsi nel popolo degli immigrati; dai momenti di illusione di crescita sociale, grazie al diploma del fratello più piccolo, a quelli della consapevolezza di non poter ottenere questo lasciapassare per una vita più agiata se non comprando una raccomandazione; dai giorni della tragedia, quando Giovanni uccide un malavitoso che ostacola i suoi affari e Pietro se ne prende la colpa, a quelli di un’apparente normalità, in cui Giovanni, arricchito e con una moglie settentrionale, rincontra Pietro, accompagnato da un educatore, ormai debilitato nel fisico e nell’anima. Il ritorno in Sicilia di Pietro sancirà la sconfitta di qualsiasi speranza in un futuro migliore.  


Critica

La struttura a ellissi del racconto spiega forse più dei singoli episodi rappresentati il respiro del film e il valore dei suoi argomenti: seguendo le gesta dei protagonisti per una sola giornata l’anno, per poco più di un lustro della loro vita, perdendo così di vista i nessi di causa/effetto che solitamente stanno alla base delle azioni dei personaggi, risulta evidente che la storia di Pietro e Giovanni non è importante in sé, ma perché capace di diventare simbolo di un’intera società, o almeno di una larga fetta di essa. Gli occhi prima illusi e poi amaramente sofferenti di Giovanni sono quelli di migliaia di immigrati che negli anni Cinquanta sono andati nelle grandi città del nord con la speranza di arricchirsi e vivere una vita più degna; il disorientamento impotente di Pietro di fronte alle aspettative del fratello è quello provato da chi aveva sulle spalle il compito di far crescere socialmente, attraverso la cultura, la famiglia di provenienza. Non si parla solo di due fratelli, ma si racconta di un popolo nel delicato passaggio tra il dopoguerra e il boom economico. I temi dell’immigrazione, della famiglia e dell’innalzamento di classe sociale si vanno a intrecciare tra loro e trovano nell’adolescente Pietro, in quanto anello più debole della catena, sia la miccia che fa esplodere i conflitti, sia spesso il capro espiatorio per la loro risoluzione. L’esperienza di Pietro spazza via qualsiasi illusione di una migrazione “culturale” o “alta”. Le persone non si spostano dal proprio paese d’origine per crescere culturalmente, non strappano le radici dalla propria terra per arricchire un patrimonio di conoscenze, per essere in definitiva persone migliori, come Giovanni sperava diventasse suo fratello. A meno di non appartenere a qualche élite, ogni espatrio è una perdita di umanità, è un cedimento etico, è una caduta verso il basso. L’emigrazione svuota dall’interno anche l’istituto familiare. Il rapporto tra Giovanni e Pietro non è quello paritario tra fratelli, ma quello gerarchico tra padre e figlio. Del padre Giovanni ha solo l’autoritarismo, ma non ha né la responsabilità, né l’autorevolezza, né la volontà educativa. Altra illusione sgombrata via dal “fallimento” dell’adolescente è quella che sia possibile scalare le classi sociali in una sola generazione. Per ambire a un ceto sociale più elevato è necessario che passi almeno una generazione da quella che si è trasferita. Giovanni non pare averlo capito quanto Pietro. Ma alla fine è sempre Pietro a dover pagare il dazio più alto a quest’illusione. Giovanni si è arricchito con metodi non ortodossi, ma non ha raggiunto il suo sogno, Pietro si è sacrificato per lui e ora torna, desolato, in Sicilia, unico vero sconfitto della storia.