INKHEART – LA LEGGENDA DI CUORE D’INCHIOSTRO

 



Inkheart, Germania-GB-Usa 2008/ Durata (min) 106′

Genere: Avventura, Fantastico

Regia: Iain Softley

Cast: Brendan Fraser (Mortimer), Sienna Guillory (Resa), Eliza Bennett (Meggie), Richard Strange (Antiquario), Paul Bettany (Dita di Polvere), Helen Mirren (Elinor), Andy Serkis (Capricorn), Rafi Gavron (Farid), Jim Broadbent (Fenoglio);

Fascia età personaggipreadolescenza


Sinossi

“Mo” Mortimer Folchart è un restauratore di libri. Gira per tutta l’Europa insieme alla figlia di dodici anni Meggie, anche lei appassionata di lettura. Quest’ultima non sa che il padre è un “Lingua di Fata” ovvero uno di coloro che possiedono il dono di dare vita ai personaggi dei libri di cui leggono ad alta voce alcuni brani. Un potere di cui “Mo” ha paura e che, nove anni prima, aveva causato la scomparsa di Resa, moglie e madre di Meggie, entrata all’interno del romanzo “in cambio” della materializzazione nel nostro mondo di alcuni personaggi fantastici, tra cui il crudele e avido Capricorn e l’insicuro e solitario Dita di Polvere. Il libro s’intitolava Inkheart, ed è lo stesso che Mortimer sta cercando da quel giorno nella speranza di riportare nella vita reale la moglie. Quando durante una visita da un antiquario, l’uomo ritrova il romanzo sopra uno scaffale polveroso, vecchi incubi e fantasmi, nuovi personaggi fantastici e mille avventure coinvolgeranno la famiglia di Mortimer, compresa Meggie che scoprirà di possedere lo stesso straordinario potere del padre. 


Critica

Film per la famiglia, si dirà. Ci pare sia molto di più: è un film sull’idea di famiglia da preservare, da ricompattare, da ricostruire. Mortimer vaga da nove anni per tutta l’Europa alla ricerca di un libro che lo possa mettere in contatto con la moglie scomparsa.Un vagabondare senza fine quello di Mortimer che investe anche il suo ruolo di padre, costretto a “proteggere” la figlia dalla verità, innalzando un castello di bugie che presto o tardi è destinato a crollare. Egli si trova nella condizione di amare la figlia a tal punto da soffocarne, indirettamente, le possibilità di crescita e la costruzione di un’identità. Per quanto esile e appena abbozzato, il sottotema identitario di Meggie ripercorre le tappe di una autodeterminazione che ovviamente è al servizio dell’unità famigliare. Ci pare interessante il fatto che anche in un film che sposa una visione conservatrice e tradizionale della società, vi si ritrova consapevolezza circa il rischio di soffocamento amorevole dei genitori e il bisogno di indipendenza e di autoaffermazione da parte dei figli. Non sembra casuale, allora, l’enfasi che si assegna alla letteratura e all’amore per la lettura