LA COPPA

 



 

Phörpa, Bhutan – Australia 1999/ Durata (min) 93′

Genere: Commedia

Regia: Khyentse Norbu

Cast: Orgyen Tobgyal (Geko), Neten Chokling (Lodo), Jamyang Lodro (Orgyen), Lama Chonjor (il Kempho), Godu Lama (il vecchio Lama), Thinley Nudi (il tibetano laico), Kunsang (il monaco cuciniere), Kungsang Nyima (Palden), Pema Tshundup (Nyma), Dzigar Kongtrul (il maestro Vajra), Dhan Pat Singh (il proprietario del negozio di televisori), Oga (l’attendente del Kempho); Gessner (madre di Emilio), Vanni Corbellino (Sandro Ferrari), Laura Nucci (nonna di Emilio);

Fascia età personaggi:   adolescenza


Sinossi

Due adolescenti di origine tibetana, Palden e Nyma, vengono portati in un monastero buddhista in India, per salvar loro la vita dalla repressione cinese. Accolti dall’anziano Lama con parole di conforto per la lontananza della madre, i due vengono ammessi al rito dell’ordinazione e avviati alla vita monastica. Qui incontrano Orgyen, un vero fanatico del calcio e in particolare di Ronaldo. Orgyen, compagno di stanza di Palden, convince quest’ultimo ad andare nottetempo nel vicino villaggio per vedere le partite del mondiale di calcio, giocato in Francia in quel periodo. Scoperti da Geko, il loro maestro, i due ragazzi lanciano una stravagante proposta in alternativa alla sicura espulsione: rendere molto meglio a scuola e in cambio poter noleggiare una TV per vedere la finale del mondiale con gli altri compagni. Sorprendentemente il monaco accetta il consiglio e Orgyen si dà da fare per organizzare l’evento mediatico. 


Critica

Prima che finisca la partita più importante del mondiale di calcio, la finale tra Francia e Brasile, Orgyen, il ragazzino che aveva permesso a tutti i suoi compagni di vedere quell’evento sportivo incredibile grazie alla sua determinazione, si alza e se ne va. Senza che nessuno abbia detto niente, ha capito da solo la lezione più importante: accecato dal fanatismo sportivo, per poter affittare la TV aveva chiesto un sacrificio troppo grande a un suo compagno (il pegno dell’orologio della madre) mettendo a rischio un valore importante per una comunità in esilio, quello della memoria, della conservazione delle proprie radici. Alzandosi prima della fine della partita per cercare il modo di riottenere l’orologio, e perciò sacrificando una parte dei propri desideri per rimediare all’errore commesso e distaccandosi dalla materialità spesso ingannevole della realtà, Orgyen fa proprio l’insegnamento fondamentale buddhista, quello della tolleranza e della capacità di risolvere i problemi senza conflitti. Il seme della tolleranza, piantato dalla lungimiranza del lama, che aveva accettato di far vedere la partita senza espellere i ragazzi scoperti di notte a sgattaiolare fuori dal monastero, ha modo di attecchire all’interno dell’adolescente e germogliare in una nuova presa di coscienza della realtà. I principi della tolleranza, dell’ascetismo, dell’accettazione dell’altro non sono presentati nel film attraverso complessi discorsi metafisici o filosofici. Al contrario, la presenza dei ragazzini monaci permette di dare una rappresentazione della religione buddhista del tutto fuori dagli schemi e dai luoghi comuni con cui il mondo capitalista solitamente descrive realtà tanto lontane culturalmente e geograficamente. Il ribaltamento delle aspettative pare essere uno degli obiettivi primari del racconto: laddove ci si aspetta sofferenza troviamo voglia di divertirsi; al posto della meditazione e del distacco dal mondo troviamo un’immersione totale nel quotidiano. Legato al contrasto tra luogo comune e realtà, tra Oriente e Occidente, c’è anche un diverso approccio al mondo globalizzato. In una dimensione universale dell’economia dalla quale è praticamente impossibile sottrarsi, il buddhismo propone un modello di integrazione culturale per certi versi disaggregante: la televisione può anche essere un luogo di incontro e di presa di coscienza per Orgyen; la lattina di Coca Cola diventa un lume utile per la predizione degli oracoli. Il sistema economico capitalista può provare a entrare anche in un tempio dell’ascetismo, ma ne risulterà irrimediabilmente corrotto.