LA FORTEZZA NASCOSTA

 



La forteresse suspendue, Canada 2001/ Durata (min) 95′

Genere: Avventura, Commedia

Regia: Roger Cantin

Cast: Matthew Dupuis (Marco); Roxane Gaudette-Loiseau (Sarah); Jerome Leclerc-Couture (Julien); Jean-Philippe Debien (Rollo); Charli Arcouette-Martineau (Suzie); Xavier Dolan-Tadros (Michael);

Fascia età personaggiadolescenza


Sinossi

Tutte le estati i ragazzi che frequentano i due campeggi situati sulle opposte sponde di Blake Lake rivaleggiano in una simulazione di guerra che prevede numerose regole per evitare che ci si faccia del male: attacchi a colpi di palloncini imbottiti di sabbia, pallottole di fango, uova in faccia. Su una sponda del lago gli appartenenti alla squadra dei ‘conquistadores’ sono quasi tutti figli di famiglie benestanti; sull’altra la squadra degli ‘indiani’ è composta di ragazzi che hanno genitori più poveri. A capitanare i due gruppi sono Marc e Julien: il primo, fin troppo spronato a combattere dal padre, il gestore del campeggio dei ‘ricchi’, non sembra tanto convinto nel guidare la sua truppa, mentre il secondo, decisamente più in gamba da un punto di vista strategico e di immaginazione, si diverte a costruire fortezze nascoste nella foresta o nuovi trabocchetti. Un giorno, dopo l’ennesima battaglia persa, Marc si decide a seguire i consigli dei suoi compagni e a rompere tutte le regole fin li stipulate, sperando di invertire la rotta. Non lo aiutano le invenzioni di Michael, le cui armi ecologiche messe a punto con tanta fatica finiscono sempre per ritorcersi contro i conquistatores. Se di giorno Julien ribatte colpo su colpo agli assalti spesso illegali dei conquistatores, di notte, di nascosto da occhi indiscreti, frequenta una ragazza ‘nemica’, Sarah, sorella di Marc, con cui ha una tenera storia d’amore. Sarà il loro legame che notte dopo notte diventa sempre più solido ed un incendio appiccato inavvertitamente da due ragazzi ad avvicinare inevitabilmente le due bande rivali. Mentre i genitori continuano a litigare tra di loro.


Critica

Un film metaforico sulla guerra e sulla sua assenza di significato. I ‘nemici’ devono essere sconfitti perché appartengono ad una classe sociale inferiore, figli di impiegati e operai che, nel corso dell’anno, hanno come direttori proprio i genitori che soggiornano nel loro campo. Giocano nel bel mezzo di un ambiente naturale incontaminato, si divertono ad ingegnare trucchi e tranelli per colpire gli avversari, per taluni versi vivono anche un’esperienza formativa, al contatto con piante e ruscelli e provvisti di un’indipendenza di movimenti ed azioni che i genitori non concederebbero loro nei quartieri urbani e caotici dove vivono. Eppure quello che gli adulti individuano come un conflitto che li deve preparare alle dure battaglie della vita, per loro non è altro che un gioco, pieno di regole, arbitri e lunghe tregue per discutere quali scherzi siano legali e quali no, divertente e coinvolgente, ma nulla più. A ricordare la bontà d’animo e la cavalleria dei più piccoli giunge, infine, la tenera storia d’amore che scoppia tra Julien e Sarah, sorella del capotruppa nemico. I due ragazzi si incontrano, nottetempo, a meta strada tra i due campeggi e discutono del loro futuro, delle complicate relazioni intergenerazionali con i loro genitori, dell’insensatezza delle battaglie, del desiderio di costruire una vita insieme. Si tratta di un rapporto edulcorato e troppo melenso per essere credibile di fronte a generazioni che nella realtà si mostrano sempre più sveglie e precoci, così semplicisticamente caratterizzato per dimostrare un assioma sempre valido nei film per ragazzi: ossia che è possibile costruire un mondo divertente, innocente, istruttivo, vergine, privo di doppiezza e secondi fini, fosse anche necessario addentrarsi nella foresta più selvaggia. A patto che non ci siano adulti in giro e che siano rispettate, sempre, le regole del gioco.