SCREAM

 



Usa 1996 / Durata (min) 107

Genere: Horror

Regia: Wes Craven

Cast: : Neve Campbell (Sidney Prescott), Courteney Cox (Gale Weathers), David Arquette (Dewey Riley “Linus”), Matthew Lillard (Stuart), Drew Barrymore (Casey), Jamie Kennedy (Randie),  Skeet Ulrich (Billy Loomis), Rose McGowan (Tatum Reilly); Linda Blair (una reporter), Henry Winkler (il preside)

Fascia età personaggi adolescenza


Sinossi

La vita quotidiana di una cittadina di provincia negli Stati Uniti è messa sotto sopra da un serial killer goffo e maldestro. L’uomo, che colpisce con una maschera sul volto ispirata al Grido di Edward Munch, miete le sue vittime fra gli studenti e le studentesse del locale liceo. Suo obiettivo designato sembra essere in particolare Sidney Prescott, una ragazza che un anno prima ha visto la propria madre violentata e uccisa. Nel corso di una festa studentesca, cui partecipano anche Gale, una reporter ficcanaso, e “Linus”, il vicesceriffo locale, Sidney e i suoi compagni scopriranno la terribile verità. Davanti a uno schermo televisivo su cui passano le immagini di Halloween: la notte delle streghe, il terribile serial killer getterà la maschera: come sempre gli assassini sono fra noi.


Critica

È lo spazio occupato dal cinema nell’immaginario giovanile contemporaneo, in particolare i film dell’orrore, l’aspetto principale di Scream. Già a partire dalla prima scena in cui è uccisa Casey (interpretata da Drew Barrymore, l’ex-bambina di E.T.), l’assassino costringe la ragazza a rispondere a una vera e propria serie di quiz che vertono su classici dell’horror contemporaneo come Halloween, Venerdì 13 e Nightmare. Una locale videoteca è letteralmente presa d’assalto dagli studenti del liceo alla ricerca di film come L’ululato. Nel corso della lunga festa finale più di una scena raccapricciante accade mentre tutti sono lì a guardare, per l’ennesima volta, il video di  Halloween e qualcuno perderà la vita proprio schiacciato dal televisore che trasmette quel film. Protagonista della storia è la giovane Sidney che, oltre al trauma della morte della madre, deve portarsi anche il peso dei passati comportamenti di questa, piuttosto disinvolti in ambito sessuale (il che nel linguaggio del film si traduce spesso con l’epiteto «puttana»). Ed ecco che nella scena in cui ha appena finito di far l’amore per la prima volta col fidanzato Billy e gli confessa di temere di finire come lei, questi replica: «È come Jodie Foster nel Silenzio degli innocenti. Aveva quei flash back del padre morto». E alla reazione della ragazza («È la mia vita non è un film»), aggiunge: «E invece lo è. Tutto è un film. Un grande meraviglioso film. Solo che non puoi scegliere il genere».

Il passaggio dal cinema al mondo della televisione è breve. Lo testimonia – insieme ai servizi giornalistici curati da Gale – la scena che si svolge nel bagno del liceo, in cui due amiche della protagonista finiscono col sospettarla di quanto accaduto, applicando al suo caso teorie psicanalitiche di terz’ordine ascoltate in un programma televisivo.

Nel suo rifare grottescamente il verso ai cliché dell’horror giovanilistico, Scream non può non riproporre il tema della famiglia assente, causa ricorrente di terribili disgrazie. Nella già ricordata scena iniziale, i genitori di Casey rientrano proprio mentre, nel giardino della loro abitazione, la figlia è barbaramente uccisa. Così come la serie di attentati di cui è vittima Sidney accadono mentre il padre è in viaggio d’affari. Non solo, ma lo stesso padre riapparirà nel finale del film legato e imbavagliato: a rappresentare quell’impotenza che spesso i genitori si ritrovano a vivere nei confronti del destino dei loro figli.

Se i genitori non sono salvati, il ritratto che il film mostra del mondo giovanile è ancora più impietoso. Tutto ciò è evidente dal modo in cui il film rappresenta le dinamiche di gruppo presenti al suo interno. La morte dei compagni non sembra toccare nessuno, gli eventi tragici che accadono servono solo a far nascere macabre battute, in cui gli infelici accenti splatter possono disturbare semplicemente perché – come accade in una scena di conversazione studentesca davanti al liceo – non fa piacere sentir parlare di budella e fegati mentre si sta mangiando.  Del resto, che di un ritratto assai crudele si tratti è evidente anche nel lungo epilogo che smaschererà il vero/i veri colpevole/i.