SHINING

 



The Shining, Usa 1980 / Durata (min) 116

Genere: Horror

Regia: Stanley Kubrick 

Cast: : Jack Nicholson (Jack Torrance), Shelley Duvall (Wendy Torrance), Danny Lloyd (Danny Torrance), Scatman Crothers (Dick Halloran), Barry Nelson (Stuart Ullman), Philip Stone (Grady), Joe Turkel (Lloyd)

Fascia età personaggi infanzia 


Sinossi

Jack Torrance, insieme alla moglie Wendy e al figlioletto Danny di sette anni, accetta l’incarico di custode invernale dell’immenso e deserto Hotel Overlook, sulle Montagne Rocciose. Jack vuole approfittarne per scrivere un romanzo ma, poco alla volta, il suo spirito viene posseduto da oscure forze maligne che sembrano spingerlo a uccidere i propri familiari, così come, anni prima, aveva già fatto con le figlie gemelle un precedente custode. Mentre Wendy si accorge tardivamente di quel che sta accadendo, il piccolo Danny, dotato di poteri paranormali, vede nella sua mente scorrere fiumi di sangue ed è perseguitato dall’immagine delle due gemelle massacrate. Quando il padre cercherà effettivamente di ucciderlo, Danny si rifugerà nell’innevato labirinto di siepi antistante l’albergo, riuscendo a far perdere le proprie tracce. Anche Wendy si salverà, mentre Jack morirà assiderato.


Critica

Sin dalla sequenza che lo presenta allo spettatore, il piccolo Danny è caratterizzato come un bambino senza amici e sofferente di solitudine. Questa situazione lo ha portato a crearsi – attraverso l’uso della propria immaginazione – un sorta di alter ego fantastico, chiamato Tony, con cui poter comunicare; un suo doppio ideale che, dopo una prima allusione, viene effettivamente introdotto nella scena in cui vediamo Danny dialogare con esso davanti a uno specchio. Essendo però Shining un racconto fantastico, Tony non si riduce al ruolo di creazione immaginaria, ma assume quello di entità ben precisa che determina le facoltà straordinarie del ragazzino.

La solitudine di Danny è accentuata dal difficile rapporto col padre, che introduce nel film il tema dei maltrattamenti. Se il romanzo di Stephen King insisteva maggiormente sul fatto che il padre avesse una volta picchiato il figlio, slogandogli un braccio, quest’episodio non è assente neanche nel film di Kubrick. La sua evocazione, tuttavia, è piuttosto tardiva e affidata a una sorta di confessione dello stesso Jack, seduto al banco del bar davanti a un immaginario barman di nome Lloyd: «Volevo dire… io le mani addosso non gliele ho mai messe. Non l’ho toccato. Io quella sua dolce testolina santa non la toccherei nemmeno con un dito. Io lo amo quel mio figlioletto di puttana. Io farei qualsiasi cosa per mio figlio, qualsiasi fottuta cosa per lui. Ma quella stronza… lo so che finché vivrò farà tutto il possibile perché io non dimentichi. Io gli ho fatto male una volta, okay? Ma è stato un incidente. Senza nessuna intenzione. Non l’ho fatto mica apposta. Ma può succedere a tutti; è stato tre maledetti anni fa. Quello stronzino aveva buttato a terra tutti i miei fogli di carta; allora io gli ho preso un braccio e l’ho tirato via. È stata una mancata coordinazione muscolare. Nient’altro. Capisci? Soltanto qualche chilogrammo d’energia in più per secondo… per secondo…». Da un punto di vista strettamente narrativo  questo episodio – come quello della misteriosa aggressione di cui sempre Danny è vittima nella stanza 237 – funge così da evidente premessa ai successivi atti di violenza del padre nei confronti del figlio che culmineranno nella lunga e spettacolare scena dell’inseguimento nel labirinto.

L’atteggiamento di Jack nei confronti del figlio va chiaramente imputato alla condizione di follia dell’uomo, tuttavia esso può anche essere metaforicamente letto come conseguenza di una sorta di gelosia paterna, che affiora nella famosa scena della mazza da baseball – quella in cui Wendy colpirà il marito in cima a un grande scalone – dove le parole dell’uomo suggeriscono appunto un tale sentimento: «Forse volevi parlare di Danny… Dobbiamo assolutamente parlare di Danny… decidere che cosa ci conviene fare del bambino… Sono convinto che tu abbia idee molto chiare per quanto riguarda nostro figlio Danny e vorrei tanto saperle anch’io tesoro… Tu credi che sarebbe giusto farlo visitare da un dottore… Ti preoccupa la salute di Danny, vero cara?… E sei agitata per tuo figlio… E non sei agitata anche per me?… Ma tu ci hai mai pensato alle mie responsabilità?». La storia di Shining può così essere metaforicamente interpretata anche come la storia di un padre che, incapace di trovare un giusto equilibrio col proprio figlio in seno alla propria famiglia, arriva a compiere la più terribile delle azioni.