WARGAMES – GIOCHI DI GUERRA

 



Zéro de conduite, Francia 1933 / Durata (min) 47

Genere: Fantascienza 

Regia: John Badham

Cast: Matthew Broderick (David), Ally Sheedy (Jennifer), John Wood (Falken), Baren Loren (il generale Beringer), Irving Metzman (Richeter)

Fascia età personaggiadolescenza 


Sinossi

Il giovane David frequenta il liceo ed è un grande esperto di computer. Grazie alla sua abilità di hacker riesce a modificare i mediocri voti ottenuti a scuola insieme con quelli della sua amica Jennifer. Un giorno David si collega a Joshua, un super computer della Difesa degli Stati Uniti, con cui si mette a giocare alla guerra nucleare. Presto il ragazzo si rende conto che Joshua non sta per niente giocando ma è ormai troppo tardi: le mosse del computer hanno creato i presupposti per un terzo conflitto mondiale. Arrestato dal FBI, David è creduto una spia. I tecnici della NASA non riescono a fare nulla per fermare Joshua. David fugge e raggiunge lo scienziato che progettò il computer e che ora vive isolato dal mondo. Alla fine, quando ogni speranza sembra perduta, sarà proprio David a fermare Joshua con un colpo di genio: anziché continuare a giocare alla guerra nucleare, perché non fare una partita a tris?


Critica

Wargames ha i meriti dell’opera pionieristica, di quei film, in altre parole, che con un certo anticipo sui tempi profilano uno scenario che poi si diffonderà a macchia d’olio. Qui in campo ci sono già la passione per i computer, i giochi elettronici che simulano vere e proprie strategie di guerra, nonché quella figura – che sembra destinata ad assumere il ruolo di Robin Hood del nuovo millennio – che è l’hacker. David trascorre tutto il tempo libero a trafficare col suo computer e, con una certa disinvoltura, compie una serie di piccoli reati. Tuttavia questa sorta d’eden ancora infantile è destinato a finire. L’incontro con Joshua e il pericolo di essere addirittura responsabile di una possibile terza guerra mondiale mutano difatti lo stato delle cose. La storia di Wargames è così per David una storia di formazione, in cui il giovane protagonista dovrà imparare ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e, soprattutto, a pensare prima di agire.

Per tutta la prima parte il film fa proprio il punto di vista degli adolescenti sul mondo degli adulti mentre nella seconda accade il contrario. Interessante anche il modo in cui sono rappresentate le relazioni intergenerazionali attraverso, ad esempio, il confronto fra l’entusiasmo dei due adolescenti, da una parte, e il cinismo del maturo scienziato inventore di Joshua, dall’altra: mentre i primi sarebbero disposti a ogni cosa per salvare il mondo e le loro vite, il secondo, almeno nella fase iniziale, esita, manifesta una certa indifferenza, si spinge a osservare che, visto lo stato in cui l’abbiamo ridotto, il mondo non è più forse una realtà per la cui salvaguarda valga davvero la pena di battersi.

Due parole anche sulla famiglia di David e sul ruolo dei genitori. Padre e madre del ragazzo – pur non apparendo per niente come due cattive persone – sembrano totalmente ignoranti e  indifferenti alla realtà del loro figlio e della sua generazione. Gli unici momenti in cui interpellano lui o Jennifer è per chiedere loro un aiuto alle parole crociate o per rimproverarli di non aver chiuso per bene i bidoni della spazzatura. Tutto il resto sta oltre l’orizzonte del loro sguardo.