L’ISOLA DEL TESORO

 



Regno Unito, USA 1950 / Durata (min) 93′

Genere: Avventura

Regia: Byron Haskin

Cast: :  Bobby Driscoll (Jim Hawkins), Robert Newton (Long John Silver), Basil Sydney (Capitano Smollet), Walter Fitzgerald (Trelawney), Denis O’Dea (Dr. Livesey), Finlay Currie (Capitano Billy Bones), Ralph Truman (George Merry), Geoffrey Keen (Israels Hands), Geoffrey Wilkinson (Ben Gunn), David Davies (Mr. Arrow);

Fascia età personaggipre adolescenza


Sinossi

Prima di morire, un vecchio pirata affida al piccolo Jim Hawkins la mappa del tesoro appartenuta al celebre capitano Flint. Jim, dopo essere scampato a un agguato, affida la carta al dottor Livesey, suo amico, e al cavalier Trelawney. Quest’ultimo, ricco ma stolto, convinto di poter recuperare facilmente il denaro, arma una nave, l’affida al capitano Smollet e parte per l’isola dove dovrebbe nascondersi il forziere. Tra i membri della ciurma ci sono però John Silver e alcuni suoi scagnozzi. Silver, il cuoco con una gamba di legno, è un pirata ex compagno di Flint, che mira a recuperare l’oro del suo vecchio comandante. Per ottenere fresche informazioni, fa amicizia con il piccolo Jim, il quale inizialmente si diverte a stare con il burbero cuoco, poi – scoperte le sue vere intenzioni – avverte il dottor Liversey e cerca di fermarne i piani. Tuttavia, appena arrivati sull’isola, scoppia l’ammutinamento. Si succedono numerosi scontri, combattimenti all’arma bianca, atti di eroismo di Jim, doppi giochi di Silver. Infine, il capitano Smollet riporta la calma sull’isola e sulla nave e costringe Silver alla fuga.  


Critica

Il film prodotto dalla Disney è uno dei tanti adattamenti cinematografici di un classico romanzo di formazione della letteratura inglese dell’Ottocento. Gli ingredienti del filone letterario sono presenti anche in questa pellicola: un bambino orfano come protagonista, un’avventura piena di rischi e pericoli, il fascino del male da subire in un primo momento e poi da rifuggire, la presenza di un adulto che incarni tale fascino, attraente e crudele nel medesimo tempo, la necessità di maturare in fretta se si vuole sopravvivere agli eventi, il lieto fine. Silver rappresenta la complessità e il fascino della maturità umana, tutta la sua contraddittorietà grazie a un’amoralità che sembra quasi etica nella sua ferma coerenza. Silver acquista maggiore carisma anche dal suo apparente handicap: la gamba di legno non è una menomazione, ma è il simbolo fisico della sua alterità rispetto agli altri personaggi, della sua indiscutibile leadership, anche quando è un semplice cuoco. La riflessione sul bene e sul male, sulle regole e sulla trasgressione, sui comportamenti etici che dovrebbe tenere Jim davanti a due diversi modelli di comportamento è strettamente correlata con l’indole del pirata. I reati di Silver, mai veramente gravi, mai veramente violenti, non rappresentano un cattivo esempio per Jim, anche se la morale comune dovrebbe suggerire il contrario. Anzi Jim impara più dal coraggio e dall’intelligenza di Silver che non dal poco carattere dei personaggi positivi. Benché risolto con un prevedibile happy end, il film concede dunque alle figure marginali uno spazio che dovrebbe essere occupato da chi rappresenta la legge (il capitano), la società (l’armatore ricco) o il bene (il dottore). È in questo parallelismo che si trova l’unico tentativo di descrivere le caratteristiche dell’infanzia. Jim assomiglia al selvaggio, impara in fretta a muoversi in mezzo alla natura, ma sulla nave e in città è facile preda dei raggiri di Silver ma anche del ricco Trelawney. Sembrano proprio poche le speranze di felicità per un ragazzo che, in mezzo agli adulti, è una semplice comparsa o, peggio, quando viene rapito dai pirati, una misera merce di scambio.