Gloria, Usa 1980/ Durata (min) 123′
Genere: Drammatico
Regia: John Cassavetes
Cast: : Gena Rowlands (Gloria Swenson), John Adames (Phil Dawn), Val Avery (Sill), Julie Carmen (Jerl Dawn), Lupe Carnica (Margarita Vargas), Jessica Castillo (Joan Dawn), Vladimir Drazenovic (un mafioso), Basilio Franchina (Tony Tanzini), Buck Henri (Jack Dawn), Ferruccio Hrvatin (un mafioso), Nathan Seril (un mafioso);
Fascia età personaggi: preadolescenza
Sinossi
Jack Dawn, membro di una potente organizzazione mafiosa, collaboratore di giustizia, depositario di un quaderno dove sono segnati tutti i segreti della cosca, viene trucidato insieme alla sua famiglia proprio davanti agli occhi del figlio più piccolo, Phil. Il ragazzino è l’unico sopravvissuto alla strage ed è anche colui che possiede il memoriale del padre, giacché poco prima dell’imminente strage, Jack l’aveva affidato, con il prezioso quaderno, alle cure della vicina di casa, la spiantata Gloria Swenson, attricetta e amica del boss Tony Tanzini. Costretti a scappare per non essere uccisi dalla mafia, i due si trovano a condividere una coabitazione forzata e conflittuale, piena di litigi, pistolettate, fughe da un motel all’altro. L’inevitabile convivenza porta la coppia poco alla volta ad avvicinarsi, fino a quando Gloria, per salvare la vita a Phil, decide di sacrificarsi andando, sola, direttamente nel covo di Tanzini e dei suoi amici mafiosi.
Critica
La pellicola è una combinazione di più generi cinematografici: il noir, il film d’azione, il road movie, il film di formazione, la commedia, il film documentario. Ogni volta che la storia sembra indirizzarsi su un binario predeterminato, un evento o una situazione ne fanno cambiare direzione, producendo un effetto sorpresa nel pubblico. La nuova famiglia di Phil, quella dove trova spazio per esprimersi, è il contrario di quella che si potrebbe prevedere: Gloria, la nuova “madre”, lo odia e non ha alcuna intenzione di fargli da figura materna, né di impartirgli un’educazione; instaura quindi con il ragazzo un rapporto da adulto. Di contro Phil non ha nessun desiderio di avere parenti accanto, né di avere come compagna di viaggio quella donna sbandata, cui più volte rimprovera il modo di comportarsi. Quando l’affiatamento cresce, Phil si comporta da amante della donna non certo da figlio. Vuole dormire nel letto con lei, la abbraccia come un uomo, dice di essere il suo compagno. Eppure questo rapporto fuori dagli schemi, proprio perché opposto a quello classico, denuncia con ancor più incisività il desiderio di maternità della donna e il desiderio di protezione del piccolo, riassumibili entrambi in una ricerca della normalità che ai due personaggi, per una ragione o per l’altra, è preclusa. L’impossibilità di vivere il quotidianoviaggia di pari passo con la rappresentazione caotica e alienante della città. Quella che dovrebbe essere l’alleata principale dei due fuggiaschi si trasforma ben presto in un ostacolo, un labirinto da cui non è possibile scappare: metropolitane rigurgitanti di gente, traffico in tilt, hotel deserti, rumori, suoni danno l’idea di un habitat impraticabile per qualsiasi sogno di normalità. Ancor di più per un bambino che, emarginato da qualsiasi situazione, non può far altro che comportarsi da adulto nella speranza che qualcuno lo ascolti. Phil, di fronte a un ambiente ostile, è costretto così a costruirsi un’identità alterata, una maschera che gli permetta la sopravvivenza. Solo Gloria e il definitivo allontanamento dal caos cittadino gli daranno l’unica alternativa a una vita da fuggitivo