IL PANE NUDO

 


El khoubz el hafi, Francia-Italia-Marocco 2005/ Durata (min) 90′

Genere: Drammatico

Regia: Rachid Benhadj

Cast: : aïd Taghmaoui (Mohammed), Marzia Tedeschi (Sallafa), Soraya Arterse (la madre), Sanaa Alaoui (Mimuna), David Halevin (Haddou), Giovanna Spuria (Brushra), Karim Benhadj (Taferseti), Bilel Lahsini (Mohammed a 6 anni), Fayçal Zeghadi (Mohammed a 12 anni);

Fascia età personaggiinfanzia, adolescenza


Sinossi

A Tangeri nel 1942, incomincia la storia dell’infanzia dello scrittore marocchino Mohammed Choukri, voce libera lungamente censurata dalle correnti intransigenti del mondo islamico. Mohammed è un bambino come tanti all’epoca, che vive un’infanzia difficile nella povertà e nell’analfabetismo, rovistando nella spazzatura. Il padre, alcolizzato e violento, ha messo al mondo dei figli solo per sfogare su di essi l’indole violenta e intransigente, al punto da ucciderne uno, il più piccolo, perché infastidito dal suo pianto. L’uomo non risparmia continue violenze neanche alla madre, che pur è l’unica a lavorare per cercare di mantenere la famiglia. Mohammed passa inevitabilmente la sua adolescenza per strada, in un mondo violento e impietoso, costretto a esperienze terribili (delinquenza, prostituzione, droga) che lo porteranno in carcere, alla soglia dei vent’anni. Qui rimane colpito da un compagno di cella – un detenuto politico che scrive poesie sui muri – e comprende l’importanza di imparare a leggere e scrivere. È così che trova la forza di cambiare: diventa maestro elementare, per insegnare ai bambini a sfuggire all’ignoranza e alla miseria, e poi anche scrittore.


Critica

L’infanzia di Mohammed Choukri, il più importante scrittore del Marocco moderno, è terribile. Un padre padrone brutale, intransigente, anche sotto l’aspetto religioso, e alcolista, segna in modo indelebile la sua vita, mentre spezza definitivamente quella del suo fratellino, picchiandolo a morte, solo perché piange per la fame. Inoltre, in Marocco gli anni Quaranta sono difficili, non c’è spazio per la spensieratezza e la gioia del gioco, di cui dovrebbero godere tutti i bambini del mondo, e tanto meno per la scuola e per lo studio. Mohammed deve crescere in fretta nell’analfabetismo, in mezzo alla strada, per sfuggire alla violenza del padre, fonte di maltrattamenti continui. Il tenero amore provato per la madre, vessata, sfruttata e violentata, non basta a trattenerlo dal fuggire dalla casa paterna e preferire il mondo violento e torbido dei bassifondi di Tangeri. L’uccisione del fratellino è impossibile da accettare. Così inizia a vagare tra i vicoli e le strade, nella notte, come molti altri bambini della sua età, alla ricerca di un riparo, frequentando i bassifondi e i luoghi malfamati, dandosi anche alla prostituzione e alla delinquenza, mai abbandonato da ogni genere di abuso. Lungo questo terribile percorso, il ragazzino incrocia compagni e compagne di strada nelle sue stessa condizioni, con cui tende a intrecciare un qualche legame intenso anche se effimero, nel timore di rivivere le esperienze affettive passate. In parallelo, mentre Mohammed cresce, il Paese cambia, incomincia a reagire al giogo coloniale con manifestazioni di protesta nelle strade, a cui anche lui sente il bisogno di partecipare, ormai ventenne. Paradossalmente, nel suo percorso di crescita, il giovane trova la via per la libertà, quando viene arrestato e incarcerato. E’ il carcere a permettergli di entrare in contatto con la scrittura, che lui non ha mai conosciuto. Mohammed si rende conto che la miseria più grande non è quella in cui ha vissuto finora, ma è l’ignoranza, l’impossibilità di leggere e scrivere. Il detenuto politico che scrive poesie sui muri della cella gli insegna a scrivere la sua prima emblematica parola: “padre”.  La sua vita può cambiare, grazie anche alla sua forza d’animo e il suo amore per la libertà. Diventa insegnante e poi il più importante scrittore dell’epoca moderna del suo Paese, dando un senso a tutto il dolore patito. Le immagini documentarie con cui si chiude il film, in cui si vede il vero Mohammed Choukri al cimitero accanto alla tomba del fratello ucciso dal padre, il dolore riemerge e con esso, insistentemente, una domanda: quanta sofferenza umana non troverà mai sfogo, soluzione o spazio di espressione?