IL PICCOLO ARCHIMEDE

 


Italia 1979/ Durata (min) 82′

Genere: Drammatico

Regia: Gianni Amelio

Cast: : John Steiner (Alfred), Aldo Salvi (Guido), Laura Betti (la signora Biondi), Mark Moranti (Robin), Shirley Corrigan (Elisabeth), Graziano Giusti (il signor Biondi), Renato Moretti (il padre di Guido)

Fascia età personaggi:  infanzia


Sinossi

Alfred Heines, professore inglese di storia dell’arte, trascorre un periodo di studio in Toscana, per scrivere un libro sul rinascimento fiorentino. Insieme alla sua famiglia, composta dalla moglie Elisabeth e dal figlio di otto anni Robin, si stabilisce sulle colline vicino a Firenze. Qui conosce il figlio di un contadino, Guido, di cui ben presto scopre il genio. Pur senza una formazione scolastica adeguata, Guido sa ascoltare e suonare la musica perfettamente e riesce a ricavare i più importanti assiomi matematici solo con la logica. Alfred, sorpreso per le capacità del timido e simpatico ragazzo, prova ad accompagnarlo in questo cammino di scoperta della conoscenza, finendo per trascurare il figlio. Quando però il professore deve lasciare Firenze per un periodo di vacanza, Guido finisce sotto la custodia della signora Biondi, proprietaria della casa, che vorrebbe far diventare il piccolo genio una persona famosa. Dopo qualche mese Alfred riceve una lettera disperata di Guido. Precipitatosi in Toscana, scopre che il ragazzino si è tolto la vita. Per l’uomo si fa insopportabile il rammarico di non aver fatto niente per evitare il dramma.


Critica

La scoperta di un piccolo genio è, per Alfred, molto più che una felice sorpresa o un mezzo per far fortuna. Si potrebbe dire che Guido è quasi un concetto filosofico, è il luogo dove mettere in discussione tutte le proprie sicurezze e le proprie conoscenze. Per il professore inglese solo i geni, e quindi solo una piccolissima minoranza di uomini e donne, hanno permesso all’umanità di evolversi e toccare le più alte vette della conoscenza e della bellezza. Guido può essere uno di questi, capace grazie alle sue enormi possibilità, di superare i limiti fin qui raggiunti dall’uomo e trovarne di nuovi. Il rapporto che si instaura tra Alfred e Guido così non è solo quello tra adulto e bambino, ma è soprattutto quello tra educatore ed educando. Seguendo teorie pedagogiche molto liberali, Alfred accompagna Guido nel suo percorso formativo senza indicargli una via prestabilita, senza decidere per lui gli interessi che deve coltivare. Seguendo questa prospettiva non appaiono casuali le lunghe carrellate che Amelio dedica al giardino di villa Biondi, dove vediamo sì la bellezza della natura nel suo massimo splendore, ma la notiamo perché curata finemente dalla mano dell’uomo. Come contraltare educativo c’è la signora Biondi che vorrebbe adottare Guido sia perché non ha potuto avere un bambino, sia perché vorrebbe fare del ragazzo un famoso e ricco direttore d’orchestra. l suo è un modo strumentale e forzato di concepire la crescita dei ragazzi, l’individuo diventa un modello da plasmare a propria forma. Le due prospettive contrapposte hanno però un elemento in comune che determina l’epilogo drammatico del film. In entrambi i casi Guido è considerato dall’adulto una specie di proiezione di sè, uno strumento su cui applicare la propria idea di mondo, sia essa illuminata e rinascimentale come quella di Alfred, sia essa “medievale” come quella della signora Biondi. Guido è di fatto sradicato dalla propria terra e tolto dalla convivenza con i propri pari. In tal senso è significativa l’amicizia che si instaura tra Guido e Robin nella prima parte del film. I due si trovano benissimo tra loro, indipendentemente dal quoziente di intelligenza. Giocano, si divertono, scherzano insieme. Quando Alfred inizia a “educare” Guido, stabilendo un rapporto privilegiato con il bambino, non solo costringe alla solitudine il proprio figlio, ma, di fatto, crea le condizioni di disagio anche nel piccolo genio. Quando poi gli promette di far ritorno dal suo viaggio dopo quattro settimane e invece rimane assente per molti giorni in più, in Guido scatta la molla dell’abbandono e il desiderio di togliersi di mezzo da una vita nella quale ha capito che sarà solo uno strumento in mano altrui.