The Geisha Boy, Usa 1958/ Durata (min) 98′
Genere: Comico
Regia: Frank Tashlin
Cast: : Jerry Lewis (Gilbert Wooley), Mary McDonald (Lola Livingston), Sessue Hayakawa (Mr. Sikita), Barton Mac Lane (maggiore Ridgley), Susanne Pleshette (sergente Betty Pearson), Nobu Atsumi McCarthy (Kimi Sikita), Robert Kaguyoshi Hirano (Mitsuo), Ryuzo Demura (Ichiyama)
Fascia età personaggi: infanzia
Sinossi
Alla partenza del volo che porta alcuni artisti americani in Giappone, in vista di una tournée che allieti le truppe di stanza in Asia, c’è anche l’imbranato prestigiatore Gilbert insieme al suo intelligente coniglio Harry. L’irruenza dell’uomo crea problemi a tutti coloro che gli stanno intorno: alla partenza dell’aereo, durante il volo, all’arrivo in Giappone. La più bersagliata è la famosa attrice Lola Livingston che, per colpa di Gilbert, cade dalla scaletta dell’aereo suscitando l’ilarità generale. Tra i presenti c’è anche il piccolo orfano Mitsuo che mai prima di allora aveva riso così di gusto. Tra il prestigiatore e il seienne Mitsuo nasce presto una bella amicizia, tanto che quest’ultimo lo vorrebbe come padre. Intanto Gilbert, invaghito di Kimi, zia del bambino, fa la sua tournée al fronte. Quando però deve ritornare negli Stati Uniti anche Mitsuo, di nascosto, si unisce alla compagnia. Viene scoperto e rimandato a casa; a quel punto è Gilbert, deciso a non separarsi più dal bambino, a tornare in Giappone e a unirsi alla famiglia di Kimi.
Critica
È impossibile non ridere quando un prestigiatore arruffone fa cadere la diva di turno mentre scende in trionfo dalla scaletta di un aereo, tenta di afferrarla e le strappa invece i vestiti di dosso e, cercando di riparare al danno, finisce per arrotolarla nel lungo tappeto rosso sistemato lì per le autorità. Impossibile non scoppiare in una risata liberatoria dunque, nemmeno per il piccolo Mitsuo, orfano di padre e di madre, deciso a non regalare neanche un sorriso al mondo che gli ha tolto i genitori. Ma il meccanismo della risata è più forte di qualsiasi negatività, di qualsiasi stato depressivo, raggiunge direttamente il cuore e sgorga ineluttabile. Così facendo, la risata assume in sé una responsabilità senza pari: Mitsuo vuole diventare il figlio dell’adulto Gilbert solo perché lo ha fatto divertire. Sembra questo il filo conduttore del film: l’impegno inevitabile che si addossa chi riesce a divellere gli strati negativi dell’animo umano e a far venir fuori quelli più nobili. Capacità che ha solo chi è un prestigiatore, come Gilbert, chi fa vedere una realtà diversa da quella che appare. Senza questa premessa non sarebbe comprensibile il discorso sul modello di famiglia promosso dalla pellicola. Attraverso un caso di famiglia disgregata e improponibile, acquistano maggiore rilevanza i valori tradizionali a essa associati, tra cui il più significativo è il sentimento di affetto e amore. Si spiega così la non necessaria presenza della comunicazione nel rapporto tra figlio e padre. Mitsuo e Gilbert parlano due lingue diversissime, ma si capiscono attraverso le emozioni che provano. La ricerca di veridicità della relazione umana e il superamento dell’apparenza, ben rappresentata anche dalla figura del coniglio Harry devono seguire itinerari non consueti per trovare un approdo sicuro: il Giappone invece che l’America, il modello della donna geisha invece che quello della donna indipendente, un figlio incontrato per caso piuttosto che uno legittimo. Un viaggio che riflette non solo sull’interculturalità, dato che il fascino dell’Oriente viene messo alla berlina dal film attraverso l’uso di molti stereotipi, quanto sulla necessità di trovare l’autenticità dei valori americani in qualsiasi contesto, anche quello meno probabile.