Conte de printemps, Francia 1990/ Durata (min) 112′
Genere: Drammatico
Regia: Eric Rohmer
Cast: : Anne Teyssèdre (Jeanne), Hugues Quester (Igor), Florence Darel (Natacha), Eloïse Bennett (Eve), Sophie Robin (Gaelle)
Fascia età personaggi: giovani adulti
Sinossi
Jeanne, una giovane professoressa di filosofia, casualmente incontra ad una festa Natacha, una studentessa diciottenne del conservatorio. Tra loro nasce un’amicizia particolare, più dettata dalle circostanze contingenti (Jeanne non può stare nel suo appartamento perché una sua cugina lo sta occupando per un paio di settimane, Natacha vorrebbe che suo padre Igor, divorziato, trovasse una compagna più interessante di Eve, che ha quasi la sua stessa età) che non da affinità elettiva. Eppure il soggiorno di Jeanne nella casa di Natacha – ospitata perché, pur senza appartamento, si rifiuta di andare a dormire in quello troppo disordinato del fidanzato, assente per un viaggio – diventa l’occasione per fare il punto sulla propria esistenza, per lasciarsi sedurre dall’idea di una nuova relazione con Igor, per staccare la spina, se non altro, dalla noiosa routine. Natacha, di par suo, cerca con tutti i mezzi di avvicinare la nuova amica al padre: organizza una gita nella casa di campagna, fa in modo di allontanare Eve e poi di lasciarli soli. Tuttavia i suoi piani non ottengono il risultato sperato giacché dopo un momentaneo momento di intimità, Jeanne respinge le avance dell’uomo e torna alla sua vita di sempre.
Critica
Quattro case, quattro ambienti, quattro luoghi della quotidianità: la casa del fidanzato Mathieu, disordinata, sporca, vuota, che Jeanne fa di tutto per non frequentare, almeno in assenza del promesso sposo; l’appartamento della giovane insegnante di filosofia, occupato da una cugina in cerca di fortuna in città e da un suo intimo amico; la casa dove vive Natacha, non più piccolo borghese come le prime due, ma manierista, barocca, piena di fronzoli, bassorilievi, colonne, libri, strane costruzioni architettoniche, stanze che danno su altre stanze, armadi a muro che nascondono tesori; la casa di campagna, immersa nel verde, con un giardino da curare e sereni week-end da trascorrere. Quattro abitazioni che sembrano tracciare una geometria degli spazi e dei contenuti filmici tutta arroccata sopra il tema dell’assenza e dell’esclusione. La prima casa rimanda all’idea dell’abbandono, la seconda a quella della privazione, la terza al doppio concetto di solitudine e di ricovero, la quarta effonde una sensazione di trascuratezza, così poco frequentata e curata da Igor. Si tratta evidentemente di quattro spazi metaforici, quattro luoghi dell’anima che si accordano perfettamente ai sentimenti dei personaggi e al loro modo di vivere le relazioni interpersonali. Se l’affermazione trova conferma nei caratteri di Igor e Jeanne, è ancora più manifesta se riferita alla giovane studentessa di conservatorio. Natacha, infatti, nonostante la sua spigliatezza e il suo mostrarsi matura ed adulta, non riesce a celare un vuoto esistenziale provocato dal divorzio dei genitori e dalle relazioni che Igor intrattiene con ragazze molto più giovani di lui. Orchestra l’amicizia con Jeanne con il solo obiettivo di spingerlo tra le braccia di una donna più mansueta, più controllabile, più influenzabile. Tenta, in altre parole, di ricreare il microcosmo famigliare perduto. A tal riguardo non sembra casuale che intrattenga una relazione sentimentale con un coetaneo del proprio genitore. Più che le evidenze psicologiche che influenzano i comportamenti dei personaggi, il racconto focalizza la sua attenzione sulle dinamiche che si instaurano nelle tante relazioni intergenerazionali, sul bisogno di dare senso alle cose, su quelle primavere in cui dovrebbero fiorire esperienze, sentimenti e passioni che durano soltanto una stagione e poi avvizziscono con naturalezza. La storia d’amore tra Jeanne e Igor ne è un esempio brillante: procede su sillogismi filosofici, su giochi di parole e di ruolo, su incomprensioni e ambiguità, su comportamenti indotti dagli eventi o supportati da una rigida morale ma poi sfiorisce senza altra alternativa. Stesso dicasi per il rapporto tra le due giovani donne. Lunghe passeggiate, chiacchierate, pensieri, lo stesso vuoto da riempire e la stessa voglia di mettere in ordine nella vita.