ROMEO E GIULIETTA

 


Romeo and Juliet, Gran Bretagna-Italia 1968/ Durata (min) 132′

Genere: Drammatico

Regia: Franco Zeffirelli

Cast: : Leonard Whiting (Romeo Montecchi), Olivia Hussey (Giulietta Capuleti), Milo O’Shea (il frate Lorenzo), Michael York (Tebaldo), Pat Heywood (la nutrice), John McEnery (Mercuzio), Natasha Parry (Madonna Capuleti), Robert Stephens (il principe di Verona), Bruce Robinson (Benvolio), Roberto Bisacco (il conte Paris), Antonio Pierfederici (Messer Montecchi), Roy Holder (Pietro), Paul Hardwick (Messer Capuleti), Keith Skinner (Baldassarre);

Fascia età personaggi:  adolescenza


Sinossi

1591. Romeo e Giulietta sono i figli più giovani delle famiglie Montecchi e Capuleti, acerrime nemiche in quel di Verona. Nel corso di una festa i due ragazzi si conoscono e si innamorano perdutamente, ignari delle rispettive origini. Così, quando vengono a sapere di appartenere a famiglie contrapposte, decidono di vivere in segreto il loro amore, coronandolo con un matrimonio clandestino. La situazione volge al peggio quando in due successivi duelli trovano la morte Mercuzio, amico di Romeo, per mano di Tebaldo, cugino di Giulietta, e lo stesso Tebaldo per mano del vendicativo Romeo. Quest’ultimo, reo di omicidio, è costretto all’esilio. Per di più Giulietta è promessa sposa a un nobile veronese. Sembra così che l’amore tra i due non si possa coronare. L’ultimo sotterfugio lo escogita il frate Lorenzo, confessore di Giulietta: le dà una pozione che la rende apparentemente morta per due giorni, così da permetterle poi di fuggire da Romeo nottetempo. Ma Romeo viene a sapere della morte di Giulietta e si reca al sepolcro dove è stata deposta. Qui il giovane, dopo averle dichiarato il suo sempiterno amore, prende del veleno e si uccide. Al risveglio, anche Giulietta, vista la fine del suo amato, si toglie la vita trafiggendosi con una lama.


Critica

L’adattamento cinematografico di Zeffirelli della celebre tragedia shakespeariana punta la propria attenzione sulla natura istintiva, passionale e viscerale dei due ragazzi. Al di là dello sfarzo della trasposizione e della fedeltà al testo di origine, ciò che colpisce di questo Romeo e Giulietta è l’estremizzazione dei sentimenti, l’eccezionalità di ogni prima volta. L’innamoramento per i due giovani è un’esperienza totalizzante, straordinaria. Le immagini fanno da rinforzo al testo, rimarcando la fattura sublime dei sentimenti dei due giovani. Il suicidio, essendo il gesto estremo per eccellenza, non può che essere l’unica risposta possibile alla separazione, forzata, dei loro cuori. L’atto autopunitivo avviene per di più in un sepolcro in mezzo ad altri morti, come se il sacrificio richiesto ai due innamorati fosse simile a quello che, secoli prima, aveva sopportato Gesù Cristo. Anche l’amicizia è vissuta nel suo modo più intenso, terso, profondo. Il sentimento che unisce l’eccentrico Mercuzio e il bel Romeo si nutre di rispetto, intesa di sguardi, sincera comprensione della natura umana. Solo Romeo, tra tutta la banda dei Montecchi, comprende la psicologia dell’amico affabulatore, il suo senso di disagio di fronte alle regole non scritte del convivere civile, la libertà che egli cerca almeno attraverso le parole. Di contro, solo Mercuzio intuisce i patimenti e le gioie provate dall’amico. La trasposizione zeffirelliana privilegia dunque la natura più propriamente adolescenziale della storia. Assente qualsiasi approfondito discorso sulla natura beffarda del fato, sulle differenze di classe sociale, sulla contrapposizione tra gruppi o sulle regole civili, il film preferisce dare voce all’inesperienza e all’ingenuità dei protagonisti. I duelli tra Capuleti e Montecchi appaiono sfide tra ragazzini piuttosto che contese all’arma bianca, dove l’obiettivo è far vedere quanto si è bravi e furbi più che far male e uccidere gli avversari. Si spiega così la confusione delle scene collettive, la scelta di scenografie en plein air per dare l’idea dello spazio libero e giovanile, l’incapacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e dunque l’irresponsabilità dei comportamenti dei personaggi. Infine un richiamo alla natura non teatrale del film. Pur rifacendosi a un testo scritto per il teatro e pur avendo scelto una trasposizione cinematografica molto fedele alla lingua shakespeariana, il regista ha preferito allargare gli spazi della tragedia, non richiamandosi mai esplicitamente al palcoscenico. Le diverse sequenze hanno più sfondi e più scenografie, la macchina da presa adotta visuali particolari e sempre differenti l’una dall’altra, i movimenti dei personaggi nello spazio diegetico sono spesso molto accentuati. Scelte stilistiche a-teatrali per favorire, forse, la teatralità adolescenziale degli atteggiamenti di Romeo e compagni.