Gohatto, Giappone 1999/ Durata (min) 100′
Genere: Drammatico
Regia: Nagisa Oshima
Cast: Takeshi Kitano (Toshiro Hijikata), Ryuhei Matsuda (Sozaburo Kano), Shinji Takeda (Souji Okita), Tadanobu Asano (Hyozo Tashiro), Masa Tommies (Jo Yamazaki), Masato Ibu (Koshitaro Ito), Yoichi Sai (Isami Kondo), Kazuko Yoshiyuki (Omazu), Tomorowo Taguchi (Tojiro Yuzawa), Jiro Sakagami (Genzaburo Inoue);
Fascia età personaggi: adolescenza
Sinossi
Giappone, 1865. Tra gli ultimi samurai arruolati nello Shinsen-gumi, un piccolo esercito fedele allo Shogun Tokugawa, c’è anche Sozaburo Kano, un ragazzo diciottenne dalla efebica bellezza e dalla grande bravura nelle arti marziali. Il suo ingresso nella milizia è foriero di guai: il fascino che emana il ragazzo fa perdere la testa a molti samurai, i quali si sentono attratti fisicamente da lui. Il primo è il giovane Tashiro, arruolatosi lo stesso giorno di Sozaburo, poi tocca a Inoue, uno dei suoi capi, a Yuzawa, un uomo sposato, infine a Yamazaki, un samurai che ha il compito di fargli conoscere l’altro sesso conducendolo in un bordello. Gli stessi capi della guarnigione, compreso il luogotenente Hijikata, non rimangono freddi di fronte a un ragazzo che suscita repulsione e attrattiva, che si dimostra remissivo, compiacente, molto disponibile e, nello stesso tempo, freddo, distaccato, vendicativo. Così quando una notte viene trovato morto Yuzawa, tutti credono che sia stata opera del geloso Tashiro. Tocca a Sozaburo fare giustizia dell’assassino, uccidendo il suo primo amante. Ma forse non era lui il colpevole.
Critica
Il film è ambientato in un particolare periodo storico. Siamo nel 1865, a soli due anni dalla fine dell’epoca Tokugawa e dalla restaurazione Meiji, in un Giappone in pieno caos per le pressioni che vengono dall’Occidente e per i contrasti tra lo Shogun e l’imperatore, in anni in cui si contappongono istanze conservatrici ed esigenze di ammodernamento. Lo Shinsen-gumi è un corpo scelto di samurai nato per difendere lo shogunato, ispirato nei comportamenti al Gohatto, un insieme di rigide interdizioni da non infrangere in nessun caso, pena la morte. Tuttavia, come in ogni altro contesto decadente, anche nel Giappone del XIX secolo sono gli impulsi sessuali, i giochi di potere, la violenza, l’ipocrita affermazione di una morale e la segreta trasgressione della stessa a guidare le azioni dei singoli. Sozaburo Kano è l’accentratore di tutte queste forze, è il punto di equilibrio e, insieme, di rottura nelle dinamiche relazionali, è il fattore accelerante che porta i vari processi di corruzione e di deterioramento alla loro inevitabile conclusione. La bellezza efebica di Sozaburo sconvolge la milizia e in particolare il rapporto di ogni guerriero con la propria sessualità. Agli occhi dei samurai l’adolescente appare come una creatura casta e femminea e, contemporaneamente, rappresenta l’immagine maschile abbellita allo specchio. Sozaburo è deciso, vendicativo, temerario proprio come ogni samurai, ma le sue virtù sono portate all’estremo ed egli possiede quella giovinezza che gli altri hanno definitivamente perso. In quest’ambivalenza risiede il magnetismo del ragazzo, al quale nessuno può restare insensibile. Il personaggio principale è un’astrazione. La morte allegorica del protagonista è il disperato tentativo di arrestare il disfacimento dei valori reso inarrestabile dal periodo storico, ma più ancora dalla natura corruttibile dell’essere umano. Da questo punto di vista l’omosessualità di Sozaburo e dei suoi compagni d’armi non rappresenta una devianza di carattere fisico, quanto piuttosto una perversione morale. In altre parole, l’adolescenza/giovinezza è vista come il periodo di massima espressione dell’ego e il tentativo di possederla, è un pericoloso ripiegarsi dell’uomo su se stesso, venendo meno alle proprie responsabilità verso l’esterno pur di seguire le proprie pulsioni interiori. Non a caso, quasi tutta la storia si svolge all’interno della caserma, non viene rappresentato alcun duello con eserciti nemici, ma solo scontri in palestra tra affiliati allo Shinsen-gumi. Un’implosione del racconto in un tempo che anticipa di due anni quella dell’imperatore e dei suoi fedeli servitori.