LADRI DI BICICLETTE

Ladri di biciclette / Italia, 1948 / Durata [min] 92

Genere: Drammatico

Regia: Vittorio De Sica

Cast: Lamberto Maggiorani – Antonio Ricci / Enzo Staiola – Bruno / Lianella Carell – Maria Ricci / Elena Altieri – la patronessa di beneficenza / Gino Saltamerenda – Baiocco / Vittorio Antonucci – il ladro / Ida Bracci Dorati – la santona / Giulio Chiari / Michele Sakara / Fausto Guerzoni

Fascia età personaggiinfanzia


Sinossi

Roma, secondo dopoguerra. Il disoccupato Antonio Ricci, trova un posto da attacchino,per il quale gli serve la bicicletta. Quella che possiede è al monte di pietà e la moglie riesce a riscattarla impegnando le lenzuola. Antonio inizia il suo lavoro ma, dopo meno di un’ora, un ragazzo gli ruba la bicicletta e lui tenta invano di inseguirlo. L’uomo ritorna a casa disperato. In commissariato non gli danno aiuto e nessuno si interessa al suo caso, tranne un amico spazzino. Antonio si aggira tra i rivenditori di biciclette: non trova la sua ma intravede il ladro e decide di inseguirlo insieme con il figlio Bruno, un bambino di sei anni. L’inseguimento gli fa attraversare tutta Roma di domenica: i due pranzano in trattoria, passano di fronte a una casa chiusa e, alla fine, raggiungono la casa del ladruncolo. L’attacchino trova dovunque indifferenza e ostilità. Esasperato, decide di rubare a sua volta una bicicletta incustodita ma viene subito notato, e solo i pianti del bambino lo salvano dall’arresto.


Critica

Nonostante il protagonista sia il padre, è interessante anche il personaggio di Bruno, il figlio di sei anni di Antonio, e il suo rapporto con la famiglia. I Ricci vivono in condizioni difficili, come tutta la borgata in cui risiedono. La disoccupazione è diffusa, spesso si deve ricorrere al monte di pietà, dove infatti si trova la bicicletta di Antonio, strumento fondamentale per ottenere il contratto da attacchino. Si parla di sopravvivenza, e Bruno, nonostante la sua età, partecipa delle alterne fortune dei genitori, che vorrebbero garantirgli un futuro nel dramma del dopoguerra. Lo sguardo del bambino tenta spesso di comprendere le preoccupazioni del padre, cercando un qualche segnale di speranza.

Bruno è felice quando finalmente il padre trova un lavoro e si rattrista quando scopre del furto della bicicletta. Lo accompagna così nella mesta perlustrazione di una Roma domenicale, cercando e inseguendo il ladro, e condividendo la sconfitta del genitore, vinto dall’indifferenza dei concittadini. Di fronte al gesto estremo del furto, che fallisce, Bruno si dispera e interviene per salvare il padre dal linciaggio e dall’arresto. Quando i due si dirigono infine verso casa, il figlio prende per mano il padre, compiendo l’unico, autentico gesto di solidarietà di tutto il film.
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Sempre attraverso lo sguardo del bambino, il film esplora la città di Roma, ancora sconvolta dagli eventi bellici. Passo dopo passo, Bruno osserva gli angoli e i monumenti, lo stadio, le celebrazioni religiose, la trattoria, le imposte del bordello, il mercato. Il film, pur seguendo uno schema narrativo, indugia nella descrizione di Roma, da cui emerge il tema della povertà del dopoguerra, e la storia stessa chiarisce le difficoltà del vivere quotidiano. Antonio non può permettersi di tornare a casa senza bicicletta, per non ritornare nella condizione di disoccupato, che sembrava finalmente terminata.

Anche se solo accennato, compare il tema del lavoro minorile, un fenomeno largamente diffuso all’epoca. Bruno infatti aiuta la famiglia anche lavorando come garzone presso un distributore di benzina.