ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[SPECIALE] HIT MAN – KILLER PER CASO | Vestito per [non] uccidere

Titolo originale: Hit Man

Regia: Richard Linklater

Anno: 2023

Produzione: Stati Uniti d’America

una recensione a cura di Elena Pacca

Per una di quelle che chiamiamo coincidenze, tocca, dopo Kinds of Kindness, un’altra citazione al cantautore. Leggendo su un giornale la notizia di una ragazza che era annegata in un fiume, Fabrizio De André scrisse “La canzone di Marinella”, leggendo di un uomo che collaborando con l’FBI mise a segno l’arresto di alcuni possibili mandanti di altrettanti omicidi Richard Linklater ha diretto Hit Man.

La cronaca dunque, come già lo è stata per molti scrittori, si fa miccia di accensione di un’idea che non rimanendo soltanto un’idea e dunque solo astrazione, si concretizza in un progetto, in un lavoro, in un’opera dell’ingegno che diventa tangibile e reale.

Hit Man img 1 elena

Pur mescolando aneddotica e finzione, ci troviamo davanti ad una cronachistica cronistoria che pare iniziare come un episodio di Law & Order e si dipana lungo una serie di binari a scarto improvviso, in un vorticoso narrare trasformista quanto il personaggio di Gary Johnson/Ron interpretato da Glen Powell nonché cosceneggiatore e produttore. Il volto mutevole capace di trasformarsi dall’ingenuo al sardonico, perennemente ammantato di un velo di ambiguità più o meno latente, a seconda dell’inclinazione umorale, rende il tutto ancora più convincente.

Ogni torta… opss ciambella realizzata da Linklater esce col buco. (ma non certo quello di sceneggiatura, compatta, fragrante e deliziosa come sempre).

Glen Johnson come Clark Kent si trasforma da pacato e un po’ sottotono professore single e gattaro – che insegna Freud e ha chiamato i suoi felini Id ed Ego – a presunto killer su commissione. Eroe al nero, sia per chi vuole eliminare qualcuno senza sporcarsi troppo le mani (macchiarsi la coscienza non turba più nessuno), sia per l’Fbi che sgama tramite lui i potenziali individui a vocazione assassina, sventando altrettanti omicidi. Finché. Finché non arriva la più classica delle femme fatale, la bellissima, sensuale e conturbante Adria Arjona nei panni di Madison Master, smarrita ragazza indifesa vessata dal marito.

Hit Man img 2 elena

Quando il gioco si fa duro i duri incominciano a giocare e dunque Gary, folgorante acqua cheta, come da copione si rivela scafato al punto giusto e al punto di prenderci gusto nell’ architettare buffi ed elaborati travestimenti e situazioni ad hoc per irretire con un tocco geniale e personale i pesci pronti a cadere nella sua rete. I personaggi si muovono come su un tavolo da biliardo. A ogni colpo di stecca la sceneggiatura ha uno scarto di percorso che si apre a infinite traiettorie di trama e possibilità. Lo spettatore è sballottato qua e là e il modo migliore per apprezzare questo genere di film è lasciarsi andare ed essere trasportato in ogni e in nessuna direzione. E concentrarsi sullo scambio di battute, perfetto nei tempi e negli spazi concessi a ciascuno dei protagonisti. Linklater depista, inganna, si prende gioco dello spettatore, portandolo a spasso sino a un finale che avrebbe potuto essere quello, ma anche – del tutto coerentemente – tanti altri. D’altronde tra desiderio istintuale e razionalità critica e moralizzante, non è così facile mediare!

In modo sottile e per nulla moralistico o peggio ancora pedante, Linklater ci invita giocosamente a riflettere sul concetto di identità e di responsabilità. Cosa siamo disposti a rischiare in prima persona e quanto invece non sia più comodo demandare soprattutto se si tratta di un pensiero assai poco stupendo nei confronti di un nostro simile che consideriamo un ostacolo al nostro cammino?

Il fine giustifica i mezzi, quantomeno quando ci si propone di operare a favore del giusto. Non ci faremmo troppe domande su cosa sia giusto e su chi sia legittimato a stabilirne i confini. Certo è che certi metodi possono portare a individuare chi si è macchiato di reati o azioni più o meno dannose e discutibili. È di queste ore la notizia di una ragazza che, collaborando con l’Fbi, ha attirato in una sorta di trappola social – dove il narcisismo impera – fingendosi di ideologia conservatrice. Tramite un’app di incontri ha attratto nella propria rete una serie di persone il cui stato li faceva essere nella zona di Capitol Hill nei giorni immediatamente successivi al famoso assalto del 6 gennaio 2021. Si è dichiarata fan di Trump e si è manifestata entusiasta ed eccitata ai loro racconti via chat. Questi “patrioti” attirati come falene al falò della propria vanità hanno iniziato a vantarsi con lei e le hanno spontaneamente inviato le foto a testimonianza della loro impresa. Beh, grazie all’incrocio di nominativi e immagini oltre dieci di loro sono stati arrestati. 

Che dire? All pie is good pie. Enjoy!

Hit Man img evidenza beppe e chiara

CORSI ONLINE

Newsletter

ANCHE QUEST'ANNO,
IL FESTIVAL DORA NERA
LO FAI TU!

Giorni
Ore
Minuti
Secondi