ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

VITTORIA | Cinema è realtà

Regia: Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman

Anno: 2024

Produzione: Italia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman hanno presentato Vittoria alla 81a Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, terza opera dopo Butterfly (2018) e Californie (2021). La proiezione speciale presso il Cinema Nazionale, introdotta da Nanni Moretti in collegamento da Roma, ha permesso ai cinefili di Torino di conoscere di persona i due registi e porre loro alcune domande al termine del film.

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Il nuovo lavoro dei due autori conferma caratteristiche e qualità dei precedenti e rappresenta un’ulteriore passo nell’esplorazione delle potenzialità offerte da questo particolare tipo di film-documentario, che fondendo realtà e opera di finzione costituisce quasi un unicum – insieme ai lavori di Roberto Minervini – nel panorama cinematografico e documentaristico italiano. Nel caso di Vittoria, la vicenda narrata in novanta minuti densissimi non solo è reale ma è stata portata sullo schermo direttamente dalle persone che l’hanno vissuta, una famiglia di Torre Annunziata, ancora una volta teatro del cinema di Cassigoli e Kauffman. I protagonisti, ovviamente attori non professionisti, sono stati splendidamente diretti dai due registi, che hanno ottenuto un tasso di realismo assoluto raggiunto grazie al taglio documentaristico del racconto e delle immagini – tipico di una storia fatta di persone in carne e ossa – e, soprattutto, alla straordinaria naturalezza e credibilità con cui i (non)attori si sono mossi davanti alla macchina da presa.

L’innesco della storia è il desiderio di Jasmine, proprietaria di un ben avviato salone di bellezza, di avere una figlia femmina nonostante abbia già tre figli maschi, uno dei quali alla ricerca da tempo di un lavoro soddisfacente. Un desiderio talmente forte e irrazionale da spingerla a rivolgersi, inutilmente, a una cartomante per conoscere il futuro e indagare la realizzabilità della sua aspirazione. Il desiderio, infatti, è diventato un’ossessione alimentata anche da un sogno ricorrente – un aspetto spesso di fondamentale importanza nella cultura campana – in cui il padre di Jasmine, defunto, spinge fra le braccia della figlia una bambina bionda. Da questa premesse prende corpo in modo via via più efficace e intenso il racconto del percorso di adozione intrapreso da Jasmine e dal riluttante marito, impegnato – anche lui – nella realizzazione del personale sogno di un progetto lavorativo complesso ed economicamente costoso. Difficile per tutti, infatti, comprendere le irresistibili e sofferte motivazioni di Jasmine. Ma, nonostante ciò, nulla potrà fermare la donna: né i problemi economici legati a un’adozione internazionale, né le difficoltà burocratiche, né – tantomeno –  i dubbi del resto della famiglia, la quale – però – non la osteggia.

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Cassigoli e Kauffman confezionano un film intensissimo e, al contempo, delicato, capace di catturare l’attenzione, prima, e l’anima, poi, dello spettatore grazie alla straordinaria capacità di miscelare con equilibrio la descrizione di eventi reali estremamente sentiti con le necessità e i vincoli legati a una loro rappresentazione sullo schermo cinematografico. Pur rimanendo saldamente ancorati a uno stile quasi documentaristico, infatti, i registi girano un film sempre più coinvolgente con il passare dei minuti, raggiungendo il climax in un finale commovente e capace di indurre nello spettatore rispetto per la vicenda, partecipazione emotiva e totale empatia verso i protagonisti, il tutto senza indulgere in un patetismo facile alle lacrime.

In conclusione, un’opera davvero notevole, in cui il ricorso a inquadrature basate su ravvicinatissimi primi piani consente di indagare la profonda umanità e i moti dell’animo dei protagonisti della storia.  Belle le musiche di Giorgio Giampà – uno dei quattro produttori –efficaci nel rimarcare eventi e situazioni senza mai sviare l’attenzione degli spettatori.

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